6500 firme in poco più di due settimane. A Sassari la petizione per Pratobello24 contro la speculazione energetica viaggia verso le 10mila sottoscrizioni come riferito stamattina in via Frigaglia, sede di Sa Domo de Totus, promotrice dell’iniziativa.

“Tutto questo- chiarisce Leandro Cossu, tra gli organizzatori dei banchetti di raccolta firme- nonostante il caldo e le ferie di agosto, e smentendo la presunta indolenza dei sassaresi”.

La risposta delle persone è stata corposa in ogni piazza, quartiere e borgata dove si sono formate spesso lunghe code. Ma per gli attivisti la legge rappresenta solo un primo passo per la costruzione di “un movimento di liberazione popolare” che avrà un’evidenza pubblica con il flash mob programmato tra 11 giorni in piazza Castello. “Il popolo di Pratobello potrà così incontrarsi per far vedere tutta la bellezza di cui siamo stati inondati in questi giorni e che i signori nei palazzi a Cagliari si ostinano a ignorare, minimizzare o deridere”. Durante l’incontro si contestano anche le politiche compiute per l’isola dal precedente governo.

“Il Decreto Draghi - accusa Luciano Sanna del Comitato Civico Turritano, che ha partecipato alla raccolta firme - viola l’articolo 9 della Costituzione e poi l’articolo 3 dello Statuto e anche l’articolo 4 che alla lettera E parla di competenza della Regione in materia di produzione energetica. Lo Stato non ha concertato nulla con noi lasciando carta bianca ai lobbisti”.

Il rischio è anche che la legge possa essere ridimensionata a Cagliari. “C’è il pericolo - dichiara Martina Marongiu, una delle consigliere comunali in prima linea nella raccolta firme- che la legge, una volta approdata in Consiglio regionale, venga disinnescata e resa compatibile con la speculazione energetica inserendo le cosiddette aree idonee con conseguente consumo di suolo e compromissione del territorio”.

L’avvocato Nicola Lucchi richiama l’importanza della lotta contro l’eolico: “Questa battaglia rappresenta un momento di risveglio della dignità del popolo sardo, chiamato a riappropriarsi del proprio futuro e del proprio territorio. La Sardegna deve smettere di essere oggetto di colonizzazioni esterne, e questa è solo una delle tante sfide aperte contro lo stato centrale”.

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