Porto Torres, amianto nell’ex Ferriera: il Comune provvede alla bonifica
L’amministrazione costretta a intervenire per rimuovere le lastre in fibrocementoPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Un ecomostro come tante altre fabbriche dismesse nell’area industriale di Porto Torres, nomi e marchi gloriosi in passato, oggi soltanto vecchi edifici abbandonati che rappresentano una minaccia per la salute dei cittadini. Nonostante la regola «chi inquina paga», il Comune turritano ancora una volta si è visto costretto ad intervenire per rimuovere urgentemente i frammenti di lastre in fibrocemento di amianto, crollate dal tetto della ex Ferriera Sarda, rifiuti pericolosi presenti tuttora nella via Vivaldi e nelle aree adiacenti.
Per evitare il rischio di dispersione delle fibre di amianto nell’ambiente e il conseguente danno per la salute dei cittadini, l’Ente ha incaricato una ditta specializzata, la Nuova Sismet srl, per eseguire il servizio di raccolta e smaltimento dei detriti in eternit, finiti nella pubblica via e nei marciapiedi, a seguito del cedimento strutturale della copertura dei capannoni.
«Materiali che soggetti a frantumazione potrebbero costituire una sorgente di fibre disperse in ambiente», sottolineava l’Arpas a seguito dell'ultimo sopralluogo. Il Comune potrà rivalersi sui proprietari dello stabilimento industriale, Laterizi Torres srl, la società che ha impugnato l’ordinanza del sindaco Massimo Mulas, un provvedimento che obbligava i titolari a rimuovere il residui di cemento di amianto che il 16 dicembre scorso, erano finiti sulla strada a seguito del crollo causato da una forte bufera di vento.
Da allora sono trascorsi sei mesi, e tra un “tira e molla” anche un ricorso al Tribunale amministrativo regionale da parte della ditta proprietaria. Secondo la società l’ordinanza sarebbe illegittima e inammissibile, e come tale richiede l’annullamento dell’atto, previa sospensiva, in quanto la stessa azienda non sarebbe destinataria del provvedimento perché sottoposta alla procedura fallimentare. I proprietari ritengono, inoltre, che il sindaco non sarebbe competente ad emanare una simile ordinanza, perché il complesso industriale ricadrebbe nel sito di interesse nazionale, quindi, sottoposto alla giurisdizione del ministero dell’Ambiente e della Provincia di Sassari.