Troppi cani randagi in circolazione e richieste di risarcimenti per danni causati dagli animali negli incidenti stradali o per le aggressioni nei confronti di greggi e bestiami. L’allarme è stato lanciato dal veterinario Andrea Sarria, direttore della struttura dipartimentale Anagrafe canina e randagismo Zona Nord dell’Ats Sardegna, il quale attraverso una lettera inviata ai sindaci, primi guardiani del territorio, al servizio veterinario regionale, alle polizie locali e alla Prefettura, chiede un coordinamento in campo e un incontro di tutte le forze coinvolte nella lotta al fenomeno. “Il primo punto su cui bisogna focalizzare gli sforzi è l’identificazione di tutti i cani nel territorio comunale – sottolinea Sarria - per poter dare a tutta la popolazione la possibilità di identificare il proprio cane. I medici veterinari del Servizio di Anagrafe canina effettuano tali operazioni gratuitamente, in apposite giornate concordate con il proprio Comune”.

L’obbligo di riconoscimento riguarda anche i cani detenuti dagli allevatori nelle aziende agricole, cani rurali o da pastore, che spesso sono considerati la principale fonte di alimentazione del fenomeno del randagismo, essendo liberi di vagare per le campagne e quindi di riprodursi in maniera incontrollata. “A tale riguardo il servizio di Anagrafe canina ha la disponibilità di poter inviare dei medici veterinari nelle aziende zootecniche del territorio – aggiunge il direttore - al fine di inserire in banca dati i cani di proprietà degli allevatori, responsabilizzandoli in caso di incidenti stradali o aggressioni a persone o animali che invece finirebbero archiviati come ad opera di randagi”. Di vitale importanza le attività di controllo di Polizia Locale, barracelli e Guardie Zoofile per verificare che tutti i cani siano identificati tramite microchip. Per il direttore Sarria “uno degli strumenti che riduce in maniera efficace il fenomeno del randagismo è la sterilizzazione delle cagne, una pratica oggi possibile grazie ai fondi stanziati dalla Regione e per ottenere i quali occorre attivare le procedure amministrative nei singoli Comuni”.   

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