Non ci sono depistaggi o testimonianze estorte nelle indagini sugli omicidi di Gianluca Monni, 18 anni, di Orune, ucciso la mattina dell’otto maggio del 2015 nel suo paese mentre attendeva l’autobus per andare a scuola, e di Stefano Masala, 27 anni, di Nule, sparito nel nulla lo stesso anno. È la tesi della Procura di Sassari, accolta dal gip che ha archiviato il fascicolo aperto nel 2020 a carico di un investigatore dell’Arma (difeso dal penalista Gianluigi Mastio) accusato di corruzione in atti giudiziari, calunnia aggravata e induzione in false dichiarazioni. 

Le indagini sono quelle che hanno portato ai processi conclusi con le condanne di Paolo Enrico Pinna (venti anni di carcere) e Alberto Cubeddu (ergastolo). In particolare, Alberto Cubeddu (difeso dagli avvocati Patrizio Rovelli e Mattia Doneddu) ha sempre sostenuto di essere stato incastrato da un testimone, in qualche modo, secondo il giovane, pilotato dai Carabinieri. Un teste chiave nel processo celebrato i Corte d’Assise a Sassari. L’induzione in false dichiarazioni, stando al contenuto di un esposto, riguarderebbe il testimone che cambiò versione, confermando una circostanza a carico di Cubeddu. Tesi che, secondo il pm di Sassari, Giovanni Porcheddu, non trova riscontri, da qui l’archiviazione del fascicolo sul presunto depistaggio che sarebbe avvenuto a Ozieri. 

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