Alberto Franceschini e l'Asinara: memoria di un carcere che non c'è più
Isola amata e odiata dai brigatisti che ci hanno messo piedePer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
L’isola dell’Asinara, i brigatisti rossi l’hanno odiata e amata allo stesso tempo. Alberto Franceschini, uno dei fondatori delle Br insieme a Renato Curcio e Mara Cagol, vi mise piede nel 1978 nella fase più acuta degli Anni di Piombo. Fu rinchiuso nella sezione del supercarcere di Fornelli, una delle undici diramazioni di cui era composto il complesso penitenziario dell’isola. Franceschini, morto a Milano l’11 aprile scorso all’età di 77 anni, all’Asinara divenuta Parco nazionale è ritornato per ben tre volte. Diceva sempre di non volerla più rivedere, per quel regime carcerario che aveva sempre combattuto. La rivolta più eclatante il 2 ottobre del 1979, un’azione pianificata dal fondatore delle brigate rosse per distruggere il bunker e chiedere il trasferimento in altri penitenziari. Una protesta contro le restrizioni e il trattamento inumano. Con l’aiuto dall’esterno fu introdotto un quantitativo considerevole di esplosivo.
Una cinquantina di detenuti, per la maggior parte “politici” riuscì a radunarsi in uno stanzone, dopo aver bloccato una guardia e aver aperto le celle. I detenuti appartenevano al reparto di massima sorveglianza a Fornelli. Nella quasi totalità erani detenuti “politici”, tra i quali molti appartenenti alle Brigate Rosse. Le macchinette Moka del caffè furono riempite di tritolo e utilizzate come ordigni. Una sommossa subito soppressa dalle forze dell’ordine, polizia e carabinieri giunti da tutto il Nord Sardegna. Dopo la rivolta tutti i detenuti furono trasferiti in altre carceri speciali. A contribuire alla ricostruzione di tutti gli episodi di quegli anni fu proprio Franceschini, ritornato sull’isola proco prima della inaugurazione dell’Osservatorio della Memoria, lo spazio museale inaugurato nel 2017 nella ex diramazione centrale di Cala d’Oliva, un piccolo percorso espositivo che illustra vite vissute nella colonia penale. Pochi giorni prima dell’apertura del museo il fondatore delle brigate rosse, un pezzo della memoria storica, offrì piena disponibilità a ricostruire il progetto di valorizzazione dei beni storico-culturali dell’Asinara. A partire dai dormitori dei detenuti durante gli anni del carcere, e ancora racconti e dettagli che tracciano la realtà penitenziaria. La prima tappa sull'isola la fece nel 2006, e poi ancora circa cinque anni fa. «Non era più l’uomo della rivolta, doveva scrivere un libro ed ha voluto rivedere il carcere di Fornelli, quando già l’isola era divenuta Parco nazionale», spiega Gianmaria Deriu, agente penitenziario in pensione. Nel 1987 si era dissociato dai brigatisti, un passato rimasto nella sua memoria, tra dubbi e incertezze su suoi compagni di battaglia.