«Ho visto i pezzi della cucina volare. Pentole. Cuscini. Piante. Ma è andata bene. Almeno sono viva». Paola Ortu, medico di guardia sassarese, l'esplosione del suo appartamento l'ha vista in diretta dalle scale del palazzo al numero 39 di via Gorizia, nel centro della città.

Mezz'ora prima, il marito, Casimiro Mastino, aveva sostituito la bombola della cucina. Alle quattro del pomeriggio una fuga di gas ha fatto saltare in aria la casa, distrutto l'intero palazzo e messo per strada ventiquattro famiglie.

Sedici persone sono state ricoverate a causa del fumo respirato durante le operazioni di soccorso, tra loro anche quattro agenti di polizia e due carabinieri.

ESPLOSIONI Qualche minuto dopo il botto, il tanfo di fumo riempie il quartiere di Cappuccini. In quella manciata di metri i vigili del fuoco si arrampicano su per la facciata, si infilano nell'appartamento in fiamme e cercano di domare l'incendio, mentre i soccorritori a terra sorreggono diecine di intossicati, assiepati intorno alle ambulanze. Il volto annerito dal fumo, in piedi e sulle sedie a rotelle, le mani sulla bocca per tenere stretta la mascherina d'ossigeno che li fa respirare di nuovo, lo sguardo rivolto alle loro case tra i sei piani di quel gigante di cemento che continua a bruciare.

MIRACOLATA Paola Ortu si guarda intorno come una miracolata. Sta bene, ma sembra non voler andare via di lì. Sta in mezzo alla strada e controlla il lavoro incessante dei soccorritori, racconta tutto: di quella bombola di gas appena sostituita dal marito, delle sue cose andate distrutte, dei gatti saltati giù dal quarto piano e della speranza di recuperare ancora qualcosa dopo l'esplosione. È una donna minuta, dai lunghi capelli rossi che si agitano attorno al viso spaurito. Frastornata dal botto al quale è riuscita a scappare solo per un paio di secondi.

IL RACCONTO «Stavo cercando di accendere il fornello per riscaldare il brodo da portare a mio padre, ma ho sentito subito la puzza di gas». Paola Ortu, sta in piedi di fronte al banco di legno scuro di quei mobili lasciati qualche anno fa dalla madre. Poi, si china per controllare sotto il lavello che la bombola sostituita dal marito sia a posto. Non nota nulla di strano. «Ho provato ancora ad accendere il fornello, ma non con l'accendino. La cucina è nuova, ha l'accensione elettrica. All'improvviso è partita una fiamma». Le parole si inseguono, frenetiche. «Quando ho visto le fiamme ho cercato di spegnerle, ma non ci sono riuscita. Ho riempito una pentola d'acqua e l'ho versata sui fornelli, ma continuava a bruciare. Allora ho pensato di scappare. Prima, però, ho spalancato le finestre per far uscire il fumo e il calore». Mancano pochi minuti alle quattro del pomeriggio, la dottoressa apre il portone che si affaccia sul pianerottolo al terzo piano e dà l'allarme.

ALLARME Si incolla ai campanelli dei vicini di casa e gli urla di uscire, poi qualcuno va su per le scale e avvisa tutti gli altri. Dalle finestre di quel palazzone soffiano grossi nuvoloni neri. Gli inquilini corrono giù e cercano di mettersi in salvo. «Mentre scendevo le scale ho pensato ai miei gatti. Nola e Baffo, sono saltati giù dal terrazzo. Ora sono dal veterinario e stanno bene. Quando sono arrivata per strada ho sentito lo scoppio, allora ho alzato gli occhi verso casa e ho visto tutte le mie cose che precipitavano dalla finestra. Non so davvero cosa dire. Solo che è andata bene». Paola Ortu si stropiccia gli occhi, guarda un'ultima volta il terrazzino della sua casa distrutta. Poi si allontana.

MARIELLA CAREDDU
© Riproduzione riservata