Sant’Efisio, un rito che non si può fermare
L’arcivescovo: “Il nostro patrono ci restituirà il gusto di cantare la vita”
Per restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Tre anni lontano dal suo mare, dalla spiaggia di Nora dove - in un freddo 15 gennaio del 303 - venne giustiziato perché testimone di quel profeta di Nazaret, morto in croce e risorto dopo tre giorni. L’ultima “processione a mare” di Sant’Efisio, a spalle dei suoi confratelli, si è fermata al 2018. L’anno dopo ci si mise di mezzo un temporalone pomeridiano che consigliò di tenere la statua del Santo al sicuro, nella nicchia laterale del suo tempio romanico. Poi è arrivato il Covid, e tutto è diventato nostalgia.
Bisogna riandare agli anni della guerra, al maggio ’43, per capire cosa significhi, per Cagliari e la Sardegna, il Sant’Efisio di oggi, ai tempi del virus.
Il silenzio – La piazzetta di Stampace - un tempo affollata e chiassosa, riecheggiante di “goccius” e “launeddas” - si è fatta desolante sagrato, vuoto e senza suoni, dove il silenzio diventa solida tristezza, spezzata soltanto dal malinconico rintocco della campanella della chiesa.“Efis mortu”: così, di bocca in bocca, in quel tragico 1° maggio 1943, si ripetevano sgomenti quei pochi superstiti cagliaritani che, affiorando come fantasmi dai cumuli di macerie, ancora impregnate di morte e di sangue, riuscirono a salutarlo.
La storia si ripete – Spettacolo che, per il secondo anno consecutivo - evento inaudito nella secolare storia dello scioglimento del Voto - si ripete. Passa Sant’Efisio, anche oggi senza fermarsi, non più fra devastazioni e spettrali rovine, ma ancora in mezzo alla paura e all’angoscia di un invisibile nemico.
Un “trasporto tecnico” - questo è diventato il pellegrinaggio a Nora - che, proprio perché imposto, si sovrappone dolorosamente alla fantasmagoria di una festa senza eguali nel Mediterraneo cristiano, a una grandiosa processione di quattro giorni che non conosce pause al tributo di fede e devozione.
La soluzione – La tentazione è quella di “rassegnarsi” a un’altra edizione “in bianco e nero”, come il grande fiocco, chiuso al collo del Santo. O come il Gonfalone, listato a lutto per la fresca morte di un ancora giovane Terzo Guardiano. Ci ha pensato l’arcivescovo di Cagliari, al suo primo impatto con questo inedito “pellegrinaggio”, a scuotere e risollevare gli animi: «Anche lo scultore deve tagliare, smussare gli angoli, eliminare», ha detto monsignor Giuseppe Baturi, «prima di ammirare lo splendore della sua opera. E così sarà anche per Sant’Efisio. Siamo stati privati di qualcosa, ma ciò che è più nobile ha giganteggiato. Il nostro patrono ci restituirà il gusto di cantare la vita, una vita bella, sempre sotto il suo benevolo sguardo».
Paolo Matta
***
Videolina seguirà la festa a partire dalle 8.15 con Paolo Matta e Ambra Pintore. Collegamenti in diretta lungo il percorso curati da Stefano Birocchi.