Fermi tutti, si rischiano danni erariali. «Si invitano gli enti in indirizzo a sospendere temporaneamente l'attuazione della delibera in oggetto». E “in oggetto” c’è il provvedimento della Giunta regionale guidata da Christian Solinas, approvata il 23 febbraio (due giorni prima delle elezioni), che prendeva atto degli studi di fattibilità dei nuovi ospedali della Sardegna  e diceva ad Ares, Aou di Sassari e Asl di Sassari di procedere con l’iter che avrebbe portato alla progettazione. 

La comunicazione che stoppa il gigantesco piano (costo stimato di due miliardi di euro, con poco meno di 800 milioni dichiarati a disposizione al momento), che porta la data del 12 marzo, è firmata dal direttore generale dell’assessorato alla Sanità Francesca Piras. Se non è la pietra tombale sui nuovi ospedali di Cagliari, Sassari, Alghero e Sulcis Iglesiente, poco ci manca. 

Il motivo del blocco è semplice. La Giunta Solinas è agli sgoccioli, salvo attorcigliamenti politici a breve si insedierà quella guidata dalla nuova presidente  Alessandra Todde. «È di comune dominio», scrive la Dg, «che la delibera» sui nuovi ospedali «potrebbe costituire oggetto di riesame da parte degli insediandi nuovi organi di direzione politica». Così «a titolo di cautela erariale, al fine di evitare  disposizioni di spesa o assunzione di obblighi verso terzi, che potrebbero dimostrarsi nel breve periodo infruttuosamente assunte» meglio non prendere in considerazione la delibera. 

Il documento fa infuriare il presidente del Consiglio regionale uscente, il leghista Michele Pais, che puntava molto sull’ospedale di Alghero: «Sono allibito e sconcertato. Tralasciando gli aspetti di opportunità e legittimità amministrativa dell'atto», attacca, «è un fatto gravissimo e dannoso rispetto al quale mi auguro che tutta la classe politica unita, di destra e sinistra, possa trovare unità e prendere posizione a difesa della sanità pubblica che, specie al nord-ovest della Sardegna, ha sempre rivendicato il diritto di avere strutture sanitarie nuove ed efficienti che superino le difficoltà di quelle attuali, del tutto inidonee e non all’altezza di cure mediche dei prossimi 50 anni, anche e soprattutto in considerazione del sempre più esiguo numero di personale medico-sanitario». 

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