A raccontarla così, una storiella cinica. Ma il colpo d'occhio dal ponte all'uscita di Riola è agghiacciante. Le stime più recenti dicono sei chilometri di tappeto, compatibilmente con la velocità di riproduzione della pianta. E l' Eichhornia crassipes , per gli amici giacinto d'acqua, raddoppia la sua massa verde in un periodo che va dai 6 ai venti giorni, Dio salvi rii e laghi della Sardegna casomai riuscisse ad attecchire altrove. È ufficialmente una pianta aliena, lo prevede una convenzione che la indica come una delle 100 specie verdi più tignose e invadenti del mondo. In realtà è una fantastica varietà dell'Amazzonia, un fiore blu-viola con macchie gialle in cima (in stagione) che concorre per bellezza con le ninfee più pregiate. E però infestante peggio della gramigna, e per di più non soggetta né a malattie né a parassiti, quando si dice la fortuna. Come sia arrivata a colonizzare uno dei canali più importanti della bonifica oristanese è roba da detective. Ciascuno ha la sua ipotesi, una piantina buttata via da un acquario o da una vasca, un seme trasportato chissà come dalle gomme di un'auto, si vedrà. Di certo c'è che la zona è risultata gradita: prime apparizioni a settembre (per intenderci, meno di due mesi fa), una marcia trionfale che si avvia ai dieci chilometri di moquette oggi. Il che vuol dire mettere a rischio le acque (l'Arpas ha individuato valori dell'ossigeno inferiori alla norma) e i suoi abitanti. Ma anche creare una diga naturale di foglie e radici alla foce del fiume. Il che, in una zona classificata a massimo rischio dal Piano idrogeologico, è un problemino mica da ridere.

GLI INIZI Fine settembre. Ivo Zoncu, sindaco (ma anche concertista e maestro di musica) si prepara alla corsetta quotidiana sul lungofiume. Mar'e Foghe non è esattamente un rigagnolo, in certi punti la larghezza è di 80 metri, profondo fra un metro e mezzo e i 2 e mezzo, è stato costruito negli anni Sessanta per convogliare le acque delle paludi. «Sa Paui Manna a Riola e Pabasidda a Nurachi sono zone oggi fertilissime grazie al canale che le ha prosciugate». Nel corso d'acqua finisce anche tutto quel bendidio che arriva dal Montiferru, acqua di qualità eccelsa: «Lo stagno di Cabras ne ha beneficiato in modo tangibile, basta vedere le mappe aeree, la superficie d'acqua è aumentata di decine di ettari». Quel giorno di inizio autunno, il fiume appare improvvisamente punteggiato di isolette verdi. Qualche giorno dopo, sono già penisole collegate alla terraferma: il giacinto d'acqua fa ufficialmente la sua presentazione. Zoncu chiama un amico ingegnere, poi un biologo. Segue riunione, poi un'altra ancora, Oristano, Cagliari, prefettura, Provincia, Regione, genio civile, consorzio Pontis e vigili del fuoco. I sindaci di Riola, Zeddiani, Baratili, Nurachi, iniziano a parlare di problema di protezione civile. Nel frattempo il fiume è diventato un rio della Florida e la vegetazione ha coperto la superficie. Nicola Sechi, direttore del Dipartimento di Scienze botaniche, viene chiamato in tutta fretta a dare un'autorevole valutazione. A fine ottobre all'assessorato all'Ambiente della provincia arriva il parere. E son dolori.

L'IDENTIKIT DELL'ALIEN È originaria dell'Amazzonia, sta fra le cento specie più dannose del mondo. Produce capsule piene di semi che germinano in acqua ma anche piante-figlie , «è in grado di formare velocemente grandi addensamenti ed occupare ampie estensioni». Il professor Sechi è molto cauto, non fa allarmismo, ma racconta comunque uno scenario da brivido. Prima sorpresa: «Le ultime notizie la indicavano capace di fruttificare in tutti i continenti eccetto l'Europa. Sembra che non tolleri condizione salmastre… tuttavia è difficile prevedere cosa possa succedere in una laguna come quella di Cabras». Il che è come dire che se valicasse la barriera di Piscaredda e trovasse modo di attecchire nello stagno, che già di suo non è proprio in salute, addio a muggini e baroni in laguna. E poi, spiega Sechi, è dominante e cancella le nostre piante fluviali. Fa diminuire l'ossigeno nell'acqua, rischia di far secchi i pesci. Non solo: produce una quantità smodata di sostanza organica che, «in tempi medio-lunghi», riduce il flusso e può causare straripamenti. E alla foce del fiume, dove c'è la tura (una barriera costruita negli anni Settanta per bloccare l'acqua salmastra), si corre il rischio di un enorme tappo verde che farebbe allagare tutta la zona. Il peggio è quando il giacinto si accompagna (e Riola è uno dei fortunati casi) con una cugina bizzarra, l' Hydrocotyle ranunculoides , altra piantina a crescita dopata (anche 40 centimetri al giorno, così per gradire). A differenza del giacinto che galleggia, qui ci sono salde radici attaccate al fondo che funzionano da àncore per le isole a pelo d'acqua.

UNA PIOGGIA DI QUATTRINI Quanto costerà tutto l'ambaradan? Qualche riferimento: in Cina, dieci anni fa, hanno dovuto investire 12 milioni di dollari per liberare un piccolo tratto di fiume mentre in Spagna (nel 2003) la pianta ha invaso 80 chilometri di un corso d'acqua in un amen ed eradicarla è costato 18 milioni. Dettagli che, in Comuni che non hanno un centesimo per comprare le lampadine, hanno fatto un certo effetto. Anche perché la Provincia ha buttato giù due numeri, che data la velocità di crescita valevano ieri e saranno superati domani: il 60 per cento di 527 mila metri quadri di fiumi è stato conquistato, una massa di circa 100 mila metri cubi che va per le seimila tonnellate di peso.

RIMEDI D'URGENZA Gianfranco Porcu è un brillante ingegnere della Provincia. Eppure non gli era mai capitato di pensare a come si fronteggia un pericolo fatto di radici acquatiche filamentose e foglie verdi. Insieme ai sindaci, ha provato a inventare sistemi per bloccare la corsa. È stata creata una barca da bacino amazzonico, una lama in punta per dividere in zolle più piccole la moquette di giacinto. Si è costruito una sorta di enorme rastrello acquatico che galleggia su bidoni, spinto da una sponda all'altra con funi: gli artigli servono per arpionare quante più piante possibile. Poi ci sono enormi bracci di gru che spalano via ad ogni carico qualche quintale di alien. In acqua intanto operai bardati da pescatori di salmoni, immersi fino alla vita, pescano con rampini e cime le isole flottanti. La Provincia ci mette coordinamento e mezzi, il Consorzio di bonifica e i Comuni tutto quel che è possibile con la logica del buon padre di famiglia. Chi ha un camion libero lo manda, se ci sono squadre disoccupate accorrono.

COL SENNO DI POI Fioccano i provvedimenti d'urgenza. Ieri l'altro il sindaco di Riola ha firmato l'ordinanza che vieta alla popolazione di portare a casa graziosi souvenir dal letto del fiume. «Stava già capitando». È proibito anche far pascolare il bestiame nei dintorni: «I semi sopravvivono alla digestione e le feci potrebbero essere un veicolo di contagio ». E la dichiarazione di stato di calamità naturale ha iniziato il suo corso. Ivo Zoncu però continua a riflettere sul perché: «Se non ci fosse stata la tura, non sarebbe successo. L'acqua salmastra in passato è sempre entrata nel fiume con certi venti e ripuliva tutto. Da quando è stata realizzata quest'opera, Mar'e Foghe e lo stagno si sono ammalati. In altri tempi, don Efisio, su meri 'e pischera , mandava gli zeracchi fino a Zeddiani per accertarsi che il corso del rio fosse libero. E noi invece abbiamo costruito una diga, roba da non credere». All'ombra del giacinto, tamburi di guerra in laguna. Intanto via email il popolo del web, senza confini geografici, si scatena in avvisi (e suggerimenti). Si segnala, per esempio, che l'habitat ideale della zanzara anofele è - manco a dirlo - il giacinto d'acqua. Mentre un'altra trepidante studiosa suggerisce un modo per difendersi: introdurre i lamantini, le mucche del mare, mammiferi acquatici (vivono nei dintorni dei Tropici, America e Africa, nelle lagune) che superano i mille chili. Nella loro dieta erbivora, prediligerebbero proprio i giacinti acquatici. Linea diretta Riola-Amazzonia, quando si dice la globalizzazione.

LORENZO PAOLINI

paolini@unionesarda.it
© Riproduzione riservata