Un po' se l'aspettavano.

Non credevano, però, i subacquei professionali autorizzati alla raccolta dei ricci, che lo scenario sarebbe stato così desolante.

In alcuni tratti di costa isolana, i pescatori abusivi che nei mesi scorsi e in piena estate hanno operato in barba alle regole, si sono lasciati dietro il deserto.

È per questo che 172 dei 189 sub sardi iscritti all'albo regionale hanno scelto di unire le forse e cambiar rotta. Non saranno più solo pescatori ma veri e propri imprenditori del mare. Ovvero, produttori.

L'accordo è stato sottoscritto a Cabras.

Nel loro futuro c'è un'Op. La promuoveranno sub di Cagliari, Oristano e Alghero-Porto Torres che dall'inizio del prossimo anno.

IL PATTO - Intanto, i raccoglitori si sono ritrovati a Cabras per tracciare un primo bilancio della stagione di pesca appena cominciata (il via il 15 novembre, due settimane dopo il tradizionale avvio degli altri anni) e discutere delle polemiche che hanno accompagnato la pesca dei ricci e la commercializzazione della polpa.

Un incontro che si è concluso con un documento firmato da tre presidenti delle associazioni, Michele Sanna di Alghero, Stefano Melis di Cagliari e David Bicchi di Oristano.

Dito puntato contro petizioni e organizzazioni che - a detta dei pescatori professionali - "sono nate cavalcando l'onda mediatica col fine di diventare protagonisti, calunniando ed attaccando in modo irrazionale i 172 lavoratori da noi rappresentati".

Secondo Sanna, Melis e Bicchi "è doveroso evidenziare che gli studi e le valutazioni fatte dall'Università e dai biologi sullo stato della risorsa non parlano in nessun modo di rischio estinzione, ma sottolineano, questo sì, lo stato di sofferenza della risorsa a causa di una forte pressione dello sforzo di pesca. Sofferenza evidenziata, tra l'altro, per qualsiasi altra attività della pesca professionale".

IL DOCUMENTO - Scrivono i raccoglitori: "Le ingiustificate offese ai nostri lavoratori, le vergognose campagne denigratorie sugli accordi sottoscritti tra noi operatori di Cagliari, Alghero e Oristano e che hanno portato ad una drastica riduzione dello sforzo di pesca limitando di 30 giorni la raccolta, di 1000 ricci in meno al giorno, di 3 ore di prelievo in meno giornalmente e di un giorno di fermo alla settimana, dovrebbe far riflettere, dimostrando con i fatti e non con vane parole, spesso dettate da scarsissima informazione, l'impegno della categoria sulla strada della tutela di questa specie".

I CONTROLLI - È storia di questi giorni. Più volte la Guardia costiera è intervenuta per far rispettare le regole imposte dall'ordinanza regionale.

In ogni occasione, sanzioni e sequestri hanno riguardato subacquei sportivi e non i pescatori professionali.

"È proprio l'abusivismo dilagante il vero nemico della risorsa, che ha portato spesso ad una commercializzazione selvaggia, arricchendo esclusivamente alcuni centri di trasformazione e ristoratori disonesti".

I FONDALI - I pescatori hanno anche tracciato un quadro desolante sulle condizioni di alcune aree marine isolane.

"Le prime immersioni da noi effettuate in questi primi giorni di lavoro ci hanno regalato un amara sorpresa: molti banchi e secche di pesca dove lo scorso anno erano presenti innumerevoli esemplari da noi non raccolti in quanto privi di gonadi a causa della stagione non favorevole, sono state depredare durante i mesi estivi quando i nostri operatori rispettavano il fermo biologico. Anche in questo caso, qualcuno ha operato indiscriminatamente fornendo il pescato ai ristoranti e rendendo vani tutti i nostri sacrifici. Noi siamo i primi tutori della risorsa perché di questo viviamo e di questo vogliamo vivere negli anni a venire. Pensiamo che l'unica soluzione contro la piaga dell'abusivismo sia quella di interagire con le forze di polizia marittima".

LA VENDITA - Per gli operatori regolari, "è giunto il momento che il pescatore si occupi anche della trasformazione e commercializzazione del riccio di mare, in quanto i vari passaggi di lavorazione e vendita danno la possibilità all'abusivismo di inserirsi nella filiera. Bisogna unire le forze in un'unica organizzazione di produttori portando avanti un progetto comune di salvaguardia del riccio di mare con l'obiettivo di creare benessere tra gli operatori sfruttando i Fondi europei, collaborare con l'Università, creare uno schiuditoio che consenta la reimmissione in mare di larve, "rottamare" una parte delle vecchie autorizzazioni".

LA REGIONE - Intanto, su proposta dell'assessore Pier Luigi Caria, la Giunta ha stanziato 100mila euro verso l'agenzia regionale Agris per il monitoraggio degli stock di riccio.

"Le attività - ha spiegato Caria - sono state programmate per l'interesse commerciale che queste specie hanno assunto nell'Isola e del massiccio prelievo, anche di carattere abusivo, che ha determinato preoccupazioni sullo stato di salute e sulla consistenza di questi stock nel mare territoriale".

Andrea Piras

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