«Grazie Matteo, il tuo è il primo governo che si prende a cuore i marittimi italiani». Il Matteo è il Renzi di Firenze, i ringraziamenti sono del patron di Mascalzone Latino, quel Vincenzo Onorato, che trasecola ideali e affari con la stessa leggerezza di un acrobata dei mari. Per lui, incallito ammaliatore del sottobosco della politica, l’esordio alla Leopolda è da manuale:«Io sono un marinaio». E’ il 18 dicembre del 2015. L’atmosfera della vecchia stazione fiorentina è buia. Le luci sono tutte su di lui.

Se lo meritava

Del resto se lo meritava. I bilanci della Fondazione Open, quella che sovvenzionava le attività di Matteo Renzi, prima rottamatore e poi Presidente del Consiglio dei Ministri, erano stati abbondantemente sostenuti proprio dalle ricche elargizioni sia della Moby, la compagnia di navigazione della Onorato company, che personalmente dallo stesso armatore napoletano. Soldi veri, centinaia di migliaia di euro che lasciano i conti correnti societari e privati per infilarsi nei libri contabili della fondazione gestita direttamente dal giglio magico. Tutto legale, s’intende. Sino a prova contraria.

L’apripista

L’inchiesta della Procura di Firenze, alla pari di quella di Milano che sta sconvolgendo i cinque stelle e il loro mentore Beppe Grillo, è di fatto l’apripista giudiziaria di una rete politico-istituzionale che proteggeva e sosteneva Onorato. Sempre a scapito degli interessi della Sardegna e dei sardi. Gli inquirenti, da Firenze a Milano, stanno aprendo un varco imponente su “influenze” potenti capaci di condizionare, indirizzare e controllare le azioni dei governi e dei ministeri. L’obiettivo dei magistrati è fin troppo chiaro: ricostruire il legame tra quei soldi che Onorato, a vario titolo, ha immesso nel circuito della politica.

Il dietro le quinte dei soldi

Il compito delle Procure è, dunque, capire se dietro quell’elargizione di denaro da parte del «marinaio» ci fosse un innato spirito filantropico, oppure la ricerca di un sostegno diretto alle proprie aziende. Le inchieste stanno perforando una fittissima rete di rapporti che non sempre si esauriscono con baci e abbracci. In alcuni casi dietro quelle relazioni si celano interessi milionari. A rimetterci in tutti i casi è sempre stata la Sardegna, sacrificata sull’altare di interessi privati e affari d’alto bordo. Se nel “caso Grillo” sono diversi gli episodi all’attenzione degli inquirenti, su quello “Renzi” le lenti sarebbero rivolte “solo” ad una legge, poi demolita dallo stesso Pd, l’allora partito del Matteo fiorentino. Una legge di facciata, tutta protesa a sostenere le compagnie che avessero favorito l’italianità dei marittimi imbarcati. L’esordio di Onorato alla Leopolda fu un grazie a Renzi in nome e per conto dei marittimi italiani.

Il regalo per il marinaio

Alla luce di quanto stiamo per raccontarvi, però, non è da escludere che quel ringraziamento fosse solo il suo, quello del “marinaio Onorato”. In realtà, infatti, l’unico realmente gratificato a piene mani dal “dono” milionario del governo Renzi fu proprio lui e la sua compagnia. La legge, quella sui marittimi, fu, infatti, affondata da Graziano Del Rio, ministro Pd delle infrastrutture nel governo Gentiloni. Si consumò sino in fondo, invece, il regalo di Stato che riguardava direttamente gli affari privati del “marinaio Onorato”. Un’operazione sottotraccia, per il momento sfuggita ai più. Se nel «caso Grillo» sono finiti sotto esame gli atti “non compiuti” e quelli messi a segno, sull’altro fronte, quello del rapporto tra Onorato e il governo Renzi, si registrano azioni “pesanti” come macigni compiute nel silenzio di atti interni ai ministeri. Un blitz con tutti i crismi, messo a segno con un colpo d’ascia senza precedenti sui servizi marittimi per l’Isola. La Cin, la fu Tirrenia, in un colpo solo si portò a casa una valanga di milioni, tutti a scapito della Sardegna e dei sardi. L’operazione pro Onorato, gestita dal governo Renzi, in tutte le sue diramazioni ministeriali, si consuma sotto il caldo d’estate del 2014. E’ mercoledì 6 agosto. La seduta è quella antimeridiana della Commissione Trasporti della Camera dei Deputati.

Il blitz d’agosto

All’ordine del giorno c’è un solo punto: «Audizione del Sottosegretario di Stato all'economia, Giovanni Legnini, sulla revisione della convenzione con Tirrenia-Compagnia italiana di navigazione SpA, relativa ai servizi di collegamento marittimo con la Regione Sardegna». Dalla firma della Convenzione tra lo Stato e la Cin–Tirrenia, quella che “regala” la bellezza di 73 milioni di euro alla compagnia di Onorato, non sono passati nemmeno due anni. Al Ministero dei Trasporti, arriva, ai sensi di una disposizione capestro, una richiesta di revisione di quel contratto. Onorato non disdegna i soldi pubblici, il più delle volte li esige, solitamente li pretende. Senza quei soldi – registrano le cronache – si fermano le navi e la Sardegna resta isolata. Onorato scrive al Ministero: la Compagnia di navigazione, nella gestione della continuità territoriale da e per la Sardegna, sta perdendo 30 milioni di euro all’anno. In realtà non esiste alcun bilancio che certifichi quella perdita. I ministeri, però, come spesso capita quando si parla di Onorato, si fidano e accettano la revisione.

Un dono milionario

Elaborano i conti e decidono di tagliare servizi di collegamento da e per la Sardegna per un valore complessivo di 20 milioni di euro. In sostanza tagliano i collegamenti per la Sardegna, ma lasciano invariati i 73 milioni di euro che Onorato si mette in tasca. Legnini, che nel governo Renzi era sottosegretario all’Economia, prima di diventare vice Presidente del Csm, capisce quello che sta leggendo. E precisa: la competenza di questo atto è del Ministero delle infrastrutture. E ha ben donde dal prenderne le distanze. L’imbarazzo è una lama che infilza il pudore. Dice il futuro vice del Consiglio superiore della Magistratura: «Le proposte di modifica presentate, recano risparmi di costi in misura tale da far fronte al disequilibrio attuale e prospettico». Il sottosegretario ha fretta di far calare l’oblio sul dossier che scotta. Tenta la strada della lettura veloce: «Cito rapidamente: vendita di una nave di riserva Aurelia per 1,875 milioni; abolizione del prolungamento Olbia-Arbatax per 1,702 milioni; impiego di navi con maggiore capacità di carico merci sulla Genova-Porto Torres per 1,673 milioni; abolizione della linea Cagliari-Trapani e corse aggiuntive in estate per la linea Palermo-Cagliari per 1,797 milioni; riduzione delle frequenze invernali della linea Civitavecchia-Arbatax-Cagliari da giornaliera a trisettimanale per 7,139 milioni; sospensione della linea merci Livorno-Cagliari nei periodi festivi per 805 mila euro; Il totale di queste voci ammonta a 19 milioni 992 mila euro».

Un mazzata per l’Isola

Una mazzata per la Sardegna. Il sud dell’Isola perde il collegamento quotidiano con la Penisola, le frequenze vengono ridotte ovunque, si cancellano rotte e si vende persino la nave di riserva, obbligatoria nella convenzione. Onorato risparmierà 20 milioni di euro all’anno per i successivi 6 anni di convenzione. Totale 120 milioni di euro. Soldi pubblici che finiranno “gratuitamente” nelle casse della Compagnia. La convenzione con lo Stato, infatti, gli continuerà a far guadagnare 73 milioni di euro all’anno, nonostante i servizi siano stati tagliati per un valore di 20 milioni di euro. L’operazione è, ovviamente, tutta a scapito della Sardegna. Chi ci guadagna è solo lui, “il marinaio”. Centoventi milioni di euro che diventano 140 con la proroga che Onorato porta a casa sotto l’avvento del Covid. Cifre ciclopiche che valgono molto di più di un “Grazie Matteo”. Nell’inchiesta di Firenze sui soldi alla fondazione della Leopolda finiscono tutti indagati, da Renzi alla Boschi, da Lotti a Carrai. Per l’accusa, attraverso la Fondazione Open, avrebbero ricevuto tra il 2014 e il 2018, in violazione della normativa sul finanziamento ai partiti, oltre 3 milioni e mezzo di euro per la loro attività politica. Nelle carte anche i rapporti “istituzionali" tra Onorato e il governo Renzi.

L’idealista mancato

Che il patron di Mascalzone Latino fosse un “idealista” a tutto tondo lo si evince anche dall’ultimo documento recuperato dalla Guardia di Finanza nell’inchiesta fiorentina. Nello stesso periodo in cui affidava la pubblicità al Blog di Grillo e alla Casaleggio associati, Onorato proponeva un contratto di servizi pubblicitari e simili per la sua compagnia ad una società sconosciuta, la Digistar srl, con sede a Firenze. La bozza del contratto, per la quale i magistrati hanno ritenuto non ci fossero le condizioni per agire, prevedeva a favore della Digistar, fondata il 18 giugno del 2019, un pagamento dell’1,5 per cento dei guadagni generati dalle attività promosse dalla stessa società.

Attività cessata

Titolare unico, proprietario al 100% della società, nientemeno che Matteo Renzi. L’ex Presidente del Consiglio, però, quel contratto con Onorato, alla fine, non lo ha mai sottoscritto. Alla Camera di Commercio di Firenze ora campeggia la scritta: attività cessata il 21 febbraio del 2020. Anche in quel dossier giudiziario, come quello di Milano, fatto di denari e “influenze”, entra, dunque, a pieno titolo il capitolo Sardegna. Sodalizi consumati nel tempo, sempre a scapito dell’Isola dei Nuraghi, costretta a subire le angherie di una continuità territoriale da terzo mondo, con navi vecchie e servizi ridotti a lumicino. Nel silenzio dei palazzi di Roma, prima della Sardegna, c’erano gli affari, i soldi di Stato alle compagnie di Onorato e le donazioni alla politica.

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