Un mese fa si è rimesso il camice per tornare in corsia all'ospedale di Lanusei sette anni dopo il pensionamento al Marino di Cagliari.

Il dottor Aldo Lobina, medico e consigliere comunale di Sinnai, racconta questa sua esperienza: «Ringiovanisce. Ho maturato a 62 anni gli anni di contribuzione necessari a lasciare il servizio ospedaliero (allora ero al Marino), chiudendo così un percorso speciale di vita professionale. Questo fatto ha lasciato più spazio ad altri interessi meno impegnativi (ma non meno amati) che hanno impedito alla nostalgia del “primo amore” di imperversare. Ho rinunciato infatti tranquillamente nel tempo a offerte di lavoro in diverse case di cura».
Fino a che non è arrivata la chiamata (quasi un appello) della ASL di Lanusei, attraverso il primario chirurgo dell’Ospedale?

«Responsabilmente, armi e bagagli, insieme ad altri colleghi (non sono solo, per fortuna) ho deciso di dare una mano e impedire che una fetta cospicua del territorio della nostra regione perdesse un presidio chirurgico importante per carenza di specialisti. Da settembre di quest’anno, per motivi di lavoro, non è più la Sella del diavolo che si illumina di luce ai miei occhi, ma la laguna di Lotzorai e il mare. L’Ogliastra è un luogo meraviglioso (i miei avi ogliastrini sarebbero sicuramente d’accordo) per paesaggi, tradizioni e gente». «A ben pensarci – aggiunge il dottor Lobina - è questo un momento in cui a più di un sanitario è stato chiesto di rimanere al lavoro, anche a tempo scaduto, e mi spiace che il Governo abbia cercato di contrastare la Regione Sardegna nel tentativo di impedire ai medici di base di continuare a offrire una assistenza invece necessaria. Per fortuna dall’Ospedale di Lanusei nessuno sgambetto per ora a me e ai miei colleghi consulenti. Purtroppo la sanità in questa nostra regione è bersaglio e vittima di una ormai datata mancata programmazione».
Ora è trascorso più di un mese dall’inizio della ripresa da parte sua del servizio ospedaliero.
«Ho trovato a Lanusei un ospedale bene strutturato, pulito, ordinato, abitato da malati e parenti rispettosi. Il personale medico, gli infermieri, i collaboratori all’altezza dei loro compiti. In chi li rappresenta nelle istituzioni sanitarie e comunali leggi la stessa cortesia, merce rara in certe altre realtà. Essere stato catapultato dopo poche ore dall’inizio del servizio nella sala operatoria di quell’ospedale mi ha trasmesso una sensazione singolare: era come se non l’avessi mai lasciata la sala operatoria, tutto familiare, tutto come prima, con un misto di stupore e di sorpresa per me stesso e la mia nuova condizione, un ritorno al recente passato, che mi si ripresentava nella sua dimensione “a colori” della patologia chirurgica. La corsia è tornata ad essere il mio quotidiano, con i suoi ritmi e le sue differenti esigenze, la visita, le consulenze, le medicazioni. Imparare i nomi e i cognomi di tutto quel mondo è importante ed è uno dei miei nuovi esercizi».
Un’altra vita?
«No, la mia vita».


 

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