Quartu, migrante si ferisce col coltello e poi colpisce un connazionale
È accaduto nell’albergo che ospita gli stranieri. Un responsabile dell’associazione che li segue: «La situazione è difficile»Per restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Tensione questa mattina all'interno dell'hotel Burranca, in via San Basilio a Quartu Sant'Elena, dove sono ospitati una settantina di migranti.
Uno di questi, un giovane di 18 anni, per ragioni da chiarire, ha afferrato un coltello e si è ferito alle braccia. Un altro migrante di 25 anni è intervenuto per fermarlo ed è stato a sua volta ferito.
Sul posto sono subito arrivati i carabinieri della Compagnia di Quartu che si stanno occupando del caso e le ambulanze del 118 che hanno trasportato i due feriti al Policlinico di Monserrato con assegnato un codice giallo.
«Una situazione difficile quella di questi ragazzi – commenta un responsabile dell’associazione Amal, che gestisce la struttura – Si tratta di giovani che hanno ormai perso l’accoglienza ma non ce la sentiamo di lasciarli per strada, rischiando che diventino prede di criminalità, spaccio e quant’altro».
«Quello che è accaduto non è che la punta dell’iceberg – prosegue – ci sarebbe invece tanto da raccontare su quello che questi migranti vivono e su come noi, come associazione, tentiamo in ogni modo di supportarli. Hanno alle spalle un vissuto difficilissimo, e vivono in attesa dell’esito di una commissione che decida il loro futuro. Noi cerchiamo di non lasciarli soli, consentiamo loro di rimanere negli alloggi dell’hotel Burranca, del resto non hanno alcun punto di riferimento. Per noi aiutarli vuol dire anche rispettarli: quasi tutti arrivano da Afghanistan e Iraq, e sono in gran parte problematici, con diagnosi terribili, offriamo loro dei pasti adeguati alle loro tradizioni, alla loro religione e alle loro abitudini, concordiamo settimanalmente un menu. Insomma facciamo di tutto perché possano riappropriarsi di una dignità che spesso non hanno più. Sono più di 35 quelli che hanno un lavoro, e anche in questo caso siamo per loro un supporto da un punto di vista contrattuale».
«Umanità – conclude il responsabile dell’associazione Amal – è per noi la parola d’ordine. Non condanniamo a priori questi ragazzi – è l’invito -, andiamo oltre, e cerchiamo di capire da quale contesto arrivano e che senza chi si occupi di loro vedono solo un futuro buio».
(Unioneonline)