Le pietre sonore di Pinuccio Sciola l'altra notte hanno stonato. Le carezze con cui l'artista, servendosi di altri sassi, riusciva ad esaltare la musica delle sue sculture sono state sostituite da tocchi violenti, percosse inferte da balordi che con l'arte avevano evidentemente poco da spartire.

E così nel giardino di San Sperate, dove Sciola aveva raccolto parte delle sue opere, le pietre sono state offese, danneggiate.

IL BLITZ DEI VANDALI - A rovinarle potrebbero essere stati quattro ragazzi: due maschi e due femmine.

Alle 23,30 di una serata rovente che ha scalfito l'anima della roccia.

I quattro vandali sono entrati nel giardino sonoro dopo aver superato la catena che delimita l'ingresso di via Oriana Fallaci.

Porta spalancata, come voleva proprio Pinuccio Sciola. In questo parco di verde e arte ce ne sono 849 di pietre sonore. Facendosi strada nel buio della notte con una torcia (o con le luci dei telefonini), i quattro si sono infilati nel giardino. Il loro raid non è però passato inosservato. E se il buio ha reso difficile individuare i loro volti, qualcuno ha comunque sentito i rumori del loro passaggio scellerato. Per ore, fino alle due del mattino, hanno gironzolato tra piante e pietre divertendosi a colpirle.

Quel suono è stato registrato da un cellulare e la registrazione spedita alla figlia dello scultore, Maria Sciola.

LA FIGLIA - "Sono stati i vicini di casa a spedirmi i messaggi con le registrazioni delle voci di chi era entrato nel giardino in cui si sentono chiaramente i colpi inferti alle pietre di babbo", racconta Maria Sciola che con il fratello Tomaso e una terza sorella, Chiara, hanno istituito la Fondazione Sciola per promuovere, tutelare e custodire le opere d'arte dell'illustre padre.

DANNI EVIDENTI - Alla luce del sole le ferite inferte alle pietre sonore sono evidenti. Scheggiate, in parte distrutte, gravemente lesionate.

Per alcune delle monumentali opere sonore inventate da Pinuccio Sciola la cura sarà davvero difficile. Se non impossibile. Per le altre, sarà necessario e urgente un vero piano di protezione per evitare che altri scellerati possano decidere nuove incursioni. "Non si possono quantificare i danni. Mio babbo non ha realizzato dei litofoni, ma opere d'arte che con le carezze producono musica. Se si percuotono vengono rovinate. E purtroppo le persone che sono entrate non hanno fatto altro che batterci sopra con violenza, lasciando traccia sulla superficie ma soprattutto sfregiando quanto mio babbo ha realizzato" spiega Maria Sciola.

MUSEO A CIELO APERTO - Tra gli ottomila metri quadri del museo all'aperto, svettano le opere megalitiche, quasi dominano gli aranceti; alcune invece sono sdraiate, sembra dormano. E aspettano che mani sapienti le carezzino e risveglino le voci primordiali della terra.

A terra, tra i monoliti, pezzi di sassi e anche qualche pietra lanciata contro le opere e rimasta ancora lì, segno dello sfregio. "Babbo ha sempre lasciato il portone di casa di via Enrico Marongiu aperto, chiunque a qualsiasi ora poteva entrare - prosegue Maria -. Purtroppo, visto quanto accaduto, ciò che lui ci ha insegnato non possiamo metterlo in pratica. Dovremo innalzare muri, proteggere il giardino sonoro sollevando confini".

TELECAMERE - Già da ieri infatti è stato dotato l'ingresso di un sistema di videosorveglianza per smascherare chi tenterà di entrare senza permesso e fuori dall'orario di apertura. "Non siamo tranquilli - prosegue la figlia dello scultore -. Io ho paura, la notte e anche di giorno dopo la chiusura, che possano essere rovinati i lavori. Con la Fondazione facciamo il possibile, ma le istituzioni ci hanno abbandonato".

FRECCIATA A PIGLIARU - Il 13 maggio del 2016 il maestro Sciola è scomparso e dopo più di un anno, Maria Sciola commenta così: "Il presidente Pigliaru aveva detto 'realizzeremo i sogni di Pinuccio Sciola'. Non è accaduto nulla, ci stiamo muovendo noi figli con la Fondazione. Stiamo facendo tanto, ma bisogna capire che il giardino sonoro è di tutti ed è necessario unire le forze per tutelare la sua arte conosciuta in tutto il mondo".

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