Sbeffeggiato e insultato. La vittima è un adolescente autistico. Il branco, composto  perlopiù da coetanei, lo ha preso di mira a bordo di un bus della Tour Baire durante un viaggio tra Cagliari e Capoterra. Il titolare dell’azienda di trasporti, Matteo Baire, è stato informato dell’accaduto. E ha deciso di non soprassedere.

Si è rivolto al piccolo bullizzato e a chi, come lui, subisce angherie: «A loro, vittime di insopportabili attacchi verbali e gesti incivili vogliamo dire: siete gli unici ad avere diritto a viaggiare con noi».  Ma ci sono parole anche per i genitori dei ragazzini che hanno agito con ferocia: «Vogliamo chiedere aiuto», afferma Baire,  «perché è solo insegnando la civiltà e cercando di capire i comportamenti dei propri figli che si può costruire una società migliore». E un messaggio ai protagonisti, in negativo, della vicenda: «Questo non è un posto dove si può vessare, procurare violenza verbale e dolore agli altri», continua parlando dei mezzi della sua azienda, «qui non ci sono più forti e più deboli. E non sentiamo alcuna necessità di avere bulli a bordo». 

Una condanna affidata ai social che Baire spiega al telefono: «Il nostro autista mi aveva riferito che un gruppetto di ragazzini aveva lanciato cicche di sigaretta e caramelle a bordo, ma non si è accorto di quanto stesse accadendo con esattezza». 

La scoperta dell’atto di bullismo arriva quando la mamma della giovanissima vittima si è rivolta a lui: «Mi ha raccontato che l’hanno preso di mira, con insulti di ogni tipo. A bordo c’era anche la sorella. E quando ha provato a intervenire se la sono presa anche con lei». 

Non è chiaro se cicche di sigarette e caramelle siano state gettate addosso al “più debole”, come lo definisce Barie. «Non so, ma il fatto resta grave. Ho deciso di rendere pubblica la denuncia per cercare di fare arrivare il messaggio a più persone possibile. Magari qualche genitore, leggendo, si chiederà se di mezzo ci sia suo figlio. E potrebbe intervenire». Finora con l’azienda non si è fatto vivo nessuno, per delle scuse. 

Enrico Fresu 

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