Attacco a un Paese della Nato: prove di guerra nel poligono di Teulada
Terza fase, la più calda, della maxi esercitazione Joint Stars: simulata l’applicazione dell’articolo 5 del Trattato del patto atlantico. Usato anche il sistema antimissile Samp-t, ceduto all’Ucraina per rispondere alla RussiaPrima la “solidarietà” (le polemiche e gli scontri), poi la simulazione di catastrofi e drammi (come l’esplosione di un satellite e un treno deragliato) e ora lo scenario di guerra. Tutto nel Poligono di Capo Teulada, teatro principale, con incursioni nelle altre aree militari della Sardegna.
La maxi esercitazione Joint Stars 2025 è entrata nel vivo. Ossia nella fase dell’addestramento delle truppe per terra, per aria e per mare. Si spara, adesso. Lasciata alle spalle la fase Deterrence, con attività addestrative inter-agenzia e inter-dicastero, nelle quali le Forze Armate hanno lavorato fianco a fianco con Guardia di Finanza, Vigili del Fuoco e Corpo Militare della Croce Rossa, è il momento di quella Defense: sono iniziate le attività nelle quali viene simulato uno scenario di guerra, «che prevede l’attivazione dell’articolo 5 del Trattato del Nord Atlantico e la conseguente applicazione del principio di “difesa collettiva” della Nato».
Il passaggio del trattato in questione prevede che tutti i Paesi debbano mettere gli stivali a terra per difendere un alleato in caso di attacco da parte di una forza nemica.
In un «simile contesto esercitativo improntato al realismo», è spiegato in una nota del Covi (Comando operativo di vertice interforze) «l’Esercito Italiano fornisce capacità quali la Fanteria, con piattaforme Vbm “Freccia” e Vtlm “Lince”. La Cavalleria, che opera con le blindo armate “Centauro 2” e i carri “Ariete”. L’aviazione dell’Esercito con elicotteri CH-47 e A129 “Mangusta”. L’artiglieria terrestre con sistemi PzH 2000 e FH70, quella controaerea con il sistema missilistico a corto raggio Samp-t. Quello che è stato fornito dall’Italia all’Ucraina, attaccata dalla Russia.
Lo scopo della Joint Stars, spiegano ancora dal comando, «è testare la capacità di risposta a un conflitto contemporaneo, prevedendo anche la sovrapposizione di minacce ibride e convenzionali, che richiedono l’impiego di nuove tecnologie, quali missili ipersonici, di sciami di droni, senza trascurare l’addestramento alla guerra “tradizionale”, con carri armati, artiglierie e soldati in trincea, come emerso dai recenti conflitti in corso».
Tutto in Sardegna, come sempre.