Nel marzo del 2014 la Cassazione conferma definitivamente l’assoluzione di Renato Soru, già pronunciata dalle sentenze di primo e secondo grado nel 2011 e 2012.

La tensione è evidente ma il pubblico ministero Daniele Caria non se ne cura e va dritto al nocciolo della questione: «Perché il 15 settembre 2006 si è dimesso »? Soru conosce bene la risposta ma non è certo per questo che si alza ed esce dall’aula dove si celebra la seconda udienza del processo che lo vede sotto accusa per turbativa d’asta e abuso d’ufficio insieme all’amministratore delegato del colosso pubblicitario Saatchi & Saatchi Fabrizio Caprara (ieri assente) e agli imprenditori cagliaritani Sergio e Marco Benoni (presenti). Dessì spiega: «Motivi politici, non condividevo l’operato della giunta».

Pm: c’è una relazione tra le dimissioni e la vicenda di cui discutiamo in questo processo?

Dessì: nessuna relazione diretta.

Pm: come si è arrivati alla delibera per l’appalto da 56 milioni per la pubblicità istituzionale e a quella d’urgenza per l’affidamento diretto a Saachi della campagna da un milione Sardegna Fatti bella?

Dessì: la prima era stata preannunciata da Soru per evitare che la pubblicità istituzionale scorresse per mille rivoli.

Pm: la decisione di bandire una gara fu oggetto di dibattito? In questo momento Soru fa il suo rientro in aula.

Dessì: davamo per scontato che dovessimo seguire una procedura concorsuale.

Pm: nessuna discussione?

Dessì: no.

Pm: neanche col presidente Soru?

Dessì: era il proponente.

Pm: quando sorge l’esigenza di affidare in via diretta Sardegna Fatti Bella?

Dessì: il 26 giugno 2006 fu approvata una delibera con le direttive per una campagna da 20 milioni per la pulizia del territorio regionale. Il 25 luglio, in coda a una seduta di giunta - l’argomento non figurava all’ordine del giorno - stavamo andando via e il presidente ha detto che c’era da esaminare l’affidamento della campagna pubblicitaria che doveva accompagnare il progetto. Nell’imminenza dell’estate era necessario derogare alla scelta di fare un unico bando per tutta la pubblicità istituzionale. E propose di destinare un milione a un unico soggetto che era Saatchi. Non ci fu discussione, ne prendemmo atto e ce ne andammo.

Pm: la bozza prevedeva una spesa diversa da quella adottata?

Dessì: c’era una bozza con 500.000 euro su cui non ho fatto alcun appunto correttivo

perché in realtà non ci fu discussione, io ricordo che si è sempre parlato di un milione di euro.

Pm: nessuna discussione sul passaggio da 500.000 a un milione?

Dessì: nessuna discussione.

Pm: lei sa come le delibere vengano pubblicate sul sito della Regione?

Dessì: la procedura è istantanea, come il presidente e il direttore generale mettono la sigla la delibera viene passata ai funzionari -che hanno già una bozza - e subito inserita sul sito.

Soru voleva che le decisioni fossero rese note istantaneamente.

Pm: avevate chiesto come mai fosse stata individuata la Saatchi?

Dessì: Soru diceva che erano i migliori del mondo.

Pm: chi ha deciso lo stanziamento da un milione?

Dessì: questo andrebbe chiesto al proponente.

Pm: cioè Soru.

Dessì: sì.

Pm: voi non avete fatto nessuna domanda.

Dessì: no.

MARIA FRANCESCA CHIAPPE

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