Prima di tutto l’interesse dei sardi
Nel nome di Pratobello la Sardegna s'è desta contro quanti, dietro il paravento del “green”, sono pronti a incassare miliardi di incentivi. La classe politica sarda, grazie alla voce del popolo, trovi ora il coraggio e l’orgoglio di dire «no»Bastavano diecimila firme, ne sono arrivate 210.729. Un'onda d'urto che nessuno, sostenitori e detrattori, aveva messo in conto. Nel nome di Pratobello la Sardegna s'è desta contro quanti, dietro il paravento del green, sono pronti a incassare miliardi di incentivi (non sono mica onlus). Per troppe legislature la politica sarda ha nascosto la testa sotto la sabbia, ignorando le alternative al carbone che si continua a bruciare a Portovesme e a Fiume Santo per accendere la luce di casa e per dare energia (carissima) a quel che resta dell'industria.
A Porto Torres, una decina d’anni fa, alcuni nipotini legittimi di Eni avevano messo in piedi un progetto “verde” per produrre corrente bruciando cardi, biomasse. Una bolla di sapone, una delle tante in terra sarda, unico lembo d’Europa a non avere un tubo che porti metano. E se di idrogeno si parla in Puglia (po nosu no) grazie a Giuseppe Conte da Volturara Appula (Foggia), se l’idroelettrico da noi è una barzelletta perché ci fanno svuotare le dighe quando piove (colpa dei politici schiavi dei burocrati), ecco che il vento e il sole diventano la soluzione di tutti i mali. Rendiamo grazie a Mario Draghi e a tutto l’arco costituzionale, a Roma come a Cagliari: l’autarchia energetica del Belpaese passa dalla Sardegna, con un bel cappio al collo che, sotto il mare, esporterà l’energia che a noi non serve, quasi tutta. Una beffa, tanto più perché il vero scotto da pagare, come per tutte le servitù che già conosciamo, passa per la devastazione del territorio, in questo caso con turbine e pannelli solari. Eppure qui abbiamo già dato, basta guardarsi attorno. Ma il Governo Draghi ha riscritto le regole del gioco nel 2022, con la complicità di tutti, nessuno escluso, per conficcare pale per mare e per terra, per sottrarre terreni fertili alla produzione di cibo con l’alibi del sole. Cosa volete che contino i sindaci, i sovrintendenti? O i giudici? Così hanno deciso, a Roma capitale. Se poi si aggiunge una classe politica regionale che ha aperto le porte senza fiatare a una produzione di energia che alla Lombardia si sono ben guardati da assegnare, il quadro è completo.
Ed ecco che la voce di questo gruppo editoriale si è levata alta, molto prima che i sardi punissero il governo regionale uscente, premiando la proposta politica alternativa. Ricordando tutti i giorni che, grazie ai nostri padri costituenti (era il 1948) la salvezza si chiama Statuto speciale della Sardegna, che assegna al Consiglio regionale la potestà legislativa esclusiva in materia urbanistica. Sinora dalle parti di via Roma ci hanno girato attorno.
«Scomodiamo gli eroi di Pratobello», scrissi il 13 marzo 2022 in una prima pagina storica, con la scritta Sos Sardegna su una cartina dell’Isola sfregiata dai progetti green. La corsa a speculare è proseguita senza sosta, con il vuoto della politica (tutta) che ha risvegliato un popolo, il popolo sardo, grazie a un progetto di legge di iniziativa popolare chiamato “Pratobello 24”. Bastavano diecimila firme. Ne sono arrivate duecentodiecimilasettecentoventinove. In piena estate, grazie al lavoro infaticabile di comitati, sindaci, consiglieri, grazie all’impegno di tanti funzionari comunali, sotto il sole o senza aria condizionata, è arrivata una risposta senza precedenti su tutto l’italico territorio. Obiettivo: fermare lo scempio e guardare all’idrogeno (subito, non a babbo morto) come vera fonte energetica rinnovabile. Un assist per la classe politica sarda. Grazie alla voce del popolo, trovi il coraggio e l’orgoglio di dire «no» ai Draghi, ai Meloni, ai Pichetto Fratin, ai finti portatori dell’unico, vero interesse dei sardi: una terra degna di essere vissuta dai nostri figli e dai nostri nipoti. Nei secoli dei secoli.