Difficile trovare lavoratori qualificati, e complicato anche trovare lavoratori in generale. I baby boomers vanno in pensione, in numero maggiore rispetto a quanti li sostituiscono: un fenomeno che tenderà ad aumentare negli anni, dato che nascono sempre meno bambini e i giovani in età da lavoro sono sempre meno.

Il deficit

Dunque, pochi e scarsamente preparati per dare risposte alle imprese, la Sardegna è in forte deficit di “talenti”, sui circa 484mila residenti tra i 25 e i 49 anni, sono 164mila quelli che non hanno neppure il diploma, quasi il 34%. La situazione è drammatica già da qualche anno, nel 2023 – la fonte è Confartigianato – le imprese non sono riuscite a reperire 64.170 persone (e in questa cifra non si contano, ad esempio, le professioni sanitarie) e entro il 2027 nell’Isola saranno qualcosa come 90mila le posizioni scoperte e in alcuni settori il mismatch (cioè il disequilibrio tra domanda e offerta) oscillerà tra il 40 e il 50%.

I settori

Mancano lavoratori nei settori del commercio, del turismo, dei servizi, dell’industria, più nel dettaglio, le aziende sarde avrebbero bisogno di progettisti di software e di tecnici programmatori, di assemblatori e cablatori di apparecchiature elettriche e di conduttori di macchinari, di disegnatori industriali e di falegnami. Riguardo a ristoranti, hotel e locali, per la stagione che si sta per aprire, è già cominciata la ricerca frenetica di tutte le figure necessarie, dagli chef ai camerieri, gli annunci si trovano a centinaia sulle piattaforme specializzate e sui social.

I contratti

«Il problema esiste, è diffuso in tutte le regioni, ed è sempre più serio», avverte il segretario generale della Cgil Fausto Durante. «Il quadro sta peggiorando, per un insieme di fattori. Le imprese e il sistema produttivo cercano lavoratori sempre più qualificati e con competenze e capacità professionali di alto livello, ma i contratti che propongono e le condizioni di lavoro che offrono sono le stesse di quelle di quando bastava la terza media. Insomma, anche quando hai necessità di un ingegnere informatico con master, gli si offre il tempo determinato e nessuna stabilità».

Prosegue il sindacalista: «Altro problema sono i salari, che in Italia sono mediamente bassi. Dunque è naturale che un giovane tenda ad andare dove viene pagato bene. Abbiamo tantissimi connazionali all’estero, sia con titoli di studio elevati che con meno qualifiche, che stanno fuori perché trovano maggiori opportunità». Terza questione «è la formazione professionale. Abbiamo un’infinità di enti che agiscono in questo ambito ma i corsi che organizzano non sono per niente collegati alle esigenze delle imprese. Per dire, formano parrucchieri, estetiste, meccanici generici, mentre ci sarebbe bisogno di specializzazioni specifiche in ogni campo».

Secondo Unioncamere-Excelsior, nel trimestre marzo-maggio le imprese prevedono di chiamare in Sardegna 44.270 lavoratori (+6520 rispetto allo stesso periodo dello scorso anno), ma la quota di assunzioni di “difficile reperimento” è del 48,8%.

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