Un frutteto storico con l’ambizione di valorizzare e sviluppare le specie fruttifere del territorio. È l’idea del Comune di Curcuris che, di recente, ha acquistato un terreno agricolo non distante dal centro abitato da trasformare in un frutteto. Un fondo agricolo che, fino agli anni ’60, è stato impiegato come giardino e frutteto, esteso su una superficie totale di circa un ettaro e mezzo lungo il fiume “Rio Mannu”; all’interno dell’area anche un fabbricato, ancora da ristrutturare, risalente al periodo al diciannovesimo secolo e caratterizzato da un’architettura tipica dei villaggi rurali del Campidano.

“Il fondo – commenta il sindaco Raffaele Pilloni - presenta anche un’imponente roverella censita nell’elenco degli alberi monumentali d’Italia con il nome “Roverella di Cuccuru Perda Mogoro””.

Dopo tanto lavoro effettuato dall’ente comunale, comincia a intravedersi la realizzazione del frutteto. “L’Amministrazione comunale – prosegue Pilloni - intende realizzare nell’area un frutteto storico mediante l’impianto di alcune varietà di specie fruttifere autoctone e intende altresì procedere alla riqualificazione del fabbricato per adibirlo a vano d’appoggio per il sito”.

Il progetto, con il partenariato dell’agenzia regionale AGRIS, del Dipartimento di Agraria dell’Università di Sassari e del Dipartimento di Scienze della Vita dell’Ambiente dell’Ateneo di Cagliari, ha ottenuto un co-finanziamento triennale dalla Fondazione di Sardegna, pari a 45mila euro, nell’ambito della linea di finanziamento volta a promuovere lo sviluppo locale.

“Al momento – aggiunge il primo cittadino - sono in fase di stesura le convenzioni tra il Comune e gli altri enti e poi si procederà all’appalto del servizio di progettazione”. Un’occasione di sviluppo per un’intera zona che lotta contro lo spopolamento e l’assenza di servizi. “Lo scopo dell’iniziativa – conclude Pilloni - mira alla conservazione, per mezzo della loro valorizzazione in natura, di alcune specie fruttifere autoctone, alla divulgazione delle stesse e apre, evidentemente, a ogni altra auspicabile ricaduta positiva per il territorio, specialmente sul piano della fruizione socio-culturale del sito quale giardino storico”.

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