Incrementare il consumo di carne di agnello Igp puntando anche ai mercati internazionali, accrescere il numero delle aziende ovine e dei capi di bestiame iscritti al Consorzio, proseguire la lotta alle importazioni clandestine di carne.

Se ne è parlato questa mattina a Borore, nel corso dell'assemblea regionale del Consorzio per la tutela IGP "agnello di Sardegna, riunitasi per fare il punto sull'evoluzione dell'ente dal 2005 (anno della costituzione) ad oggi e sulle azioni messe in campo per tutelare e promuovere l'agnello sardo certificato.

Con circa 4 mila aziende ovine associate e 650mila capi certificati, il Con.T.A.S. appare oggi come una realtà in crescita, che opera con impegno per valorizzare le produzioni tradizionali che si tramandano da millenni, con sistemi di allevamento al pascolo, allo stato brado e semi brado.

"Attualmente circa la metà degli ovini sardi sono iscritti al Consorzio -spiega la direttrice Patrizia Pitzalis-.

L'obiettivo è certificare anche l'altra metà, per identificare tutti gli agnelli sardi con un unico marchio comunitario, conferendo loro un valore aggiunto dato dal controllo della filiera".

Un'operazione che comporterebbe notevoli incrementi economici per il comparto isolano.

"L'obiettivo -dice il presidente del Consorzio, Battista Cualbu- è aprirci anche ai mercati internazionali".

Attualmente in Sardegna vengono allevati circa 3,5 milioni di capi ovini, che rappresentano oltre il 40% del patrimonio nazionale (oltre 7 milioni di capi sono allevati nel resto d'Italia).

"I dati relativi al 2015 -continua Cualbu- mostrano che su oltre 5 milioni di euro in premi dell'Unione Eurpea per l'agnello IGP, oltre 4 milioni sono andati agli allevatori sardi.

Ciò dimostra che, nonostante in Sardegna solo la metà degli ovini sia certificata, siamo riusciti comunque a prendere il 74% dei fondi comunitari: l'agnello Igp sardo risulta il più premiato in assoluto". In serata si è svolta infine a Macomer l'inaugurazione della nuova sede che ora ospiterà il Consorzio.
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