Ha gridato: «Sto svenendo». Poi è crollato a terra, col viso sul terreno. Andrea Piras, 46 anni, ingegnere, è morto in pochi istanti, un infarto fulminante quindici minuti dopo aver cominciato la sua ultima partita di calcio a otto a Quartu. Due équipe mediche, una delle quali attrezzata per le emergenze di natura cardiaca, sono arrivate in poco tempo al campo ma i medici non sono riusciti a rianimarlo, nonostante uno sforzo impressionante. Alle nove e mezza del mattino, il suo corpo è stato coperto da un lenzuolo bianco, al centro del campo principale dello Sporting club San Francesco, a pochi passi dal cimitero di Quartu. Attorno, i compagni di gioco, ammutoliti per il dolore, e gli anziani genitori, che hanno appreso al loro arrivo della morte del figlio.

Andrea Piras era un atleta, ex campione d'Italia di hockey, un fisico perfetto e un passato che lo ha visto sui campi di mezza Europa con la Nazionale italiana e, in coppa dei Campioni, con l'Amsicora. Il Coni lo ha premiato per cinque volte con la medaglia al valore atletico. E all'Amsicora sarebbe dovuto rientrare, a breve, come consigliere nel settore hockey. Era un dipendente dell'Agenzia delle dogane di Cagliari. Nato a Cagliari nel maggio del 1964, viveva a Flumini, lascia la moglie e tre bambini, il maggiore di 9 e il più piccolo di 2 anni. Tre cuccioli che ricorderanno per sempre il loro papà sportivo e sempre sorridente.

COSA È SUCCESSO Piras faceva parte di un gruppo molto affiatato che la domenica, da sei anni, si ritrova al campo del San Francesco di Quartu per la partita di calcio a sette. Aveva lasciato l'hockey agonistico nel 2002, si teneva in forma col calcio. Sfide molto accese, qualche ex calciatore ad aumentare il livello tecnico, una fascia d'età che varia dai 30 ai 60 anni. Come sui campi di hockey, Piras giocava difensore. Ieri ha scherzato con i compagni perché, nella distribuzione delle magliette, a lui ne era capitata una rosa, diversa da quelle rosse degli altri. Alle otto e mezza esatte, il calcio d'inizio. Da qui parte una sequenza di immagini, chi c'era non la dimenticherà mai. Andrea cerca di impedire la prima conclusione a rete degli avversari, fermando uno degli attaccanti. La sua squadra va subito sotto di due gol e partono i soliti sfottò fra un gruppo e l'altro, contorno di qualsiasi normale partita di calcetto. Dopo quindici minuti, Piras vince un contrasto in mezzo al campo, si libera della palla e mentre, a passo lento, sta rientrando nella sua zona, grida «sto svenendo» e crolla a terra, di faccia, sembra inanimato. Subito, i compagni lo girano e cercano di aprirgli la bocca. Lui è in preda alle convulsioni, si capisce che cerca di respirare ma non è cosciente, in pochi istanti sembra addormentarsi.

I SOCCORSI In meno di dieci minuti, arriva la prima autoambulanza. La situazione è drammatica, Piras non reagisce ai massaggi cardiaci, respira ma non autonomamente. Un quarto d'ora dopo (l'equipaggio era impegnato a Monserrato) arrivano i medici con il defibrillatore, ma né lo strumento né alcune iniezioni di adrenalina cambiano le sue condizioni. Alle 9,27 uno degli infermieri rientra sul terreno di gioco con il telo bianco, il segnale che è finita.

LO STRAZIO Alcuni compagni restano in mezzo al campo, assistono ai soccorsi, qualcuno con un ombrello impedisce al sole di disturbare il lavoro dei medici. Dopo, tutti si raccolgono fuori, stravolti, chi piange e chi cerca - col telefono di Piras - di avvisare i parenti, attraverso le ultime chiamate. Qualcuno ricorda che tre mesi fa, Piras si era fermato qualche minuto per un leggero malore, subito passato. «Un ragazzo educato, una persona splendida», sussurra qualcuno, in un ambiente - quello dello sport - dove “ragazzi” sono tutti, senza pensare alla carta d'identità. Arrivano i carabinieri e, poco dopo, i genitori di Andrea, anziani, e il loro è un dolore composto quando gli viene detto, sottovoce, che «Andrea ha avuto un malore, non ce l'ha fatta». Si abbracciano e pensano subito ai tre nipotini, alla moglie di Piras, una giovane donna rimasta sola troppo presto.

Il corpo è stato trasportato a pochi metri di distanza, nel cimitero di Quartu. I carabinieri non hanno segnalato al magistrato alcun dettaglio che richiedesse l'esame sul corpo. I parenti, gli amici e i colleghi già da ieri si sono stretti vicino alla moglie e ai bimbi. Il loro papà è morto mentre giocava.

ENRICO PILIA
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