C’è un cratere profondo nei cieli della Sardegna. Una voragine senza fine, di soldi, di interessi e di misteri. Per molti un affare infinito, per la Sardegna e i sardi un servizio essenziale. La continuità territoriale aerea, il potersi muovere alla pari di quanto accade in qualsiasi altro territorio italiano ed europeo, è un diritto universale alla mobilità. Escludere l’Isola da questo principio significa interrompere e negare l’ossigeno all’economia, al turismo, allo sviluppo, al diritto alla salute e allo studio. Significa in altri termini negare la cittadinanza, una discriminazione che sa di “apartheid”. Per questo motivo il nuovo bando sulla continuità territoriale è ben di più che una normale gara d’appalto. In gioco ci sono interessi milionari e soprattutto un servizio negato, che rischia di condizionare sino ad ottobre del 2024 i diritti della Sardegna e dei sardi.

Buco nero

I capitoli di questa storia sono molteplici, uno su tutti, però, pesa come un macigno su questa vicenda. Negli atti amministrativi, quelli dell’assessorato più importante, quello dei Trasporti, il silenzio è profondo. Un vero e proprio buco nero nelle procedure per l’affidamento del servizio di continuità aerea. Nella determinazione dirigenziale del 25 ottobre scorso, quella dell’Assessorato dei Trasporti che indice la nuova gara per collegare via aereo la Sardegna a Milano e Roma, non esiste un minimo accenno. La nuova procedura nasce dal niente, o meglio, tutti lo sanno, ma nessuno lo scrive. Il cuore del misfatto è tutto qui, in quel buco nero, rimasto mistero nelle carte della Regione.

Chi sta dettando i tempi?

La domanda è senza retorica: per quale motivo la Regione ha dovuto anticipare la gara d’appalto della continuità territoriale, impedendo di fatto la negoziazione con il nuovo governo italiano del ripristino della tariffa unica, vera applicazione della continuità territoriale per una regione insulare? Chi ha dettato i tempi? Per quale motivo negli atti dell’assessorato dei trasporti, quelli pubblici, viene omesso questo passaggio chiave? Un dato è certo gli atti amministrativi compiuti sino a quel momento scandivano un obbligo chiaro e inequivocabile, senza appello: «Accogliere la dichiarazione della società Italia Trasporto Aereo S.p.A (Ita) e di Volotea di accettazione per 12 mesi a decorrere dal 15 maggio 2022 degli oneri di servizio pubblico sulla rotta Alghero – Roma Fiumicino e viceversa, senza usufruire di diritti esclusivi e senza ricevere compensazione finanziaria». La scadenza, dunque, era fissata per maggio 2023. La Regione, dunque, avrebbe avuto tutto il tempo per rinegoziare, se avesse voluto, sia con il Governo che con l’Europa quel passaggio fondamentale sulla tariffa unica, applicazione senza sotterfugi del principio insulare costituzionale. Invece, no.Le compagnie, tutte due, avrebbero comunicato in simultanea, ma non se ne conoscono contenuti e date precise, la “rescissione” del contratto con la Regione, interrompendo un servizio pubblico con tre mesi d’anticipo.

Simultanea e unilaterale

Con questa decisione, unilaterale, senza alcun rigore di legge, Volotea e Ita, non solo hanno provocato un danno gravissimo alla Sardegna, rendendo sempre più incerto il servizio, ma hanno precostituito le condizioni per “riagguantare” il prima possibile quelle compensazioni alle quali avevano rinunciato durante il periodo estivo, ben sapendo che avrebbero abbondantemente fatto cassa sulle tariffe esorbitanti applicate a emigrati sardi, turisti e non residenti, rendendo l’Isola meta impraticabile. La “rescissione” anzitempo della convenzione non è partita di secondo piano, anzi. Prima di tutto sul piano legale: chi ha previsto o consentito che due compagnie aeree, prima concorrenti e poi di fatto alleate, potessero mettere spalle al muro la Regione con una revoca di servizio senza una plausibile motivazione legale? In tutti gli atti adottati dalla Regione in materia di continuità territoriale, quindi atti vincolanti anche in eventuali procedure attuative, è detto con chiarezza: «in caso di inadempimento da parte del vettore rispetto a quanto previsto nel decreto d’imposizione,…la Regione ha diritto di risolvere la convenzione, previa comunicazione scritta al vettore». Dunque solo la Regione, per giusta causa, poteva risolvere la convenzione, non di certo i due vettori che erano obbligati, semmai, a svolgere il servizio senza oneri e compensazioni sino a maggio 2023. Si tratta di un passaggio chiave.

Fuga senza pegno

È difficile ipotizzare che un funzionario pubblico, nella fattispecie dell’Assessorato regionale dei Trasporti, abbia potuto prevedere di sua iniziativa la “norma” con la quale consentire alle compagnie di “andarsene” in qualsiasi momento a loro discrezione. Se questo fosse avvenuto potrebbe esserci stata non solo una negligenza amministrativa nel non darne pubblica informazione con atto deliberativo o determinazione, ma anche una gravissima lesione degli interessi della Regione. La “rescissione” unilaterale da parte delle compagnie ha innanzitutto provocato un danno economico rilevantissimo al sistema economico della Sardegna. Basterebbe pensare al fatto che sino a febbraio, se andrà bene, non ci sarà nessuna possibilità di prenotare per la prossima stagione estiva, con un risultato evidente: tutte le località turistiche mondiali saranno sul mercato, la Sardegna no. Conseguenze gravissime per le quali una qualsiasi pubblica amministrazione, seria e ligia al dovere, chiederebbe il ristoro lauto e copioso, sia direttamente che in sede giudiziaria. Del resto non può essere assunta a motivazione, né prevista e contemplata dal bando, di una rescissione legata all’aumento del carburante. Sarebbe bastato rileggere le note difensive di Volotea che in occasione dello scontro al Tar con Ita, sulla prima aggiudicazione, aveva platealmente sostenuto di poter tranquillamente rinunciare a quasi il 50% delle compensazioni perché, come ogni buona low cost, aveva contratti pluriennali di acquisto carburanti tali da non subire oscillazioni legate all’aumento del costo del jet fuel. Al danno economico si aggiunge una conseguenza sulla quale la Regione non potrà far finta di niente: l’interruzione unilaterale anticipata di un servizio pubblico. Un fatto che nel codice degli appalti prevede l’esclusione da qualsiasi altra gara dello stesso ente e della stessa materia.

Non amici al bar

Se l’assessorato dei Trasporti non chiarirà la propria posizione finirà, dunque, per avallare il comportamento delle compagnie, “giustificandole” e “perdonandole” come se si trattasse di un rapporto tra amici al bar. Le conseguenze “indotte”, “casuali” o “sfortuite” porteranno di certo a vantaggi copiosi, milionari per le compagnie aeree, che non solo potranno continuare a fare quello che vogliono con emigrati sardi, non residenti e turisti, ma in più si metteranno in tasca la bellezza di 52 milioni di euro totalmente ingiustificati visto che la Regione non ha alcuna contezza di quanto costa il servizio di continuità territoriale.

Quei conti da fare

Basti solo un dato che è sfuggito alla cronologia dei fatti dell’assessorato dei Trasporti. Il 4 maggio del 2022 la dottoressa Delfina Spiga, direttore del servizio, poi diventata direttore generale dell’Assessorato dell’Ambiente, aveva bandito una gara dall’oggetto eloquente: «Indagine di mercato finalizzata all’individuazione di un operatore economico da invitare alla procedura per l’affidamento diretto di un servizio di analisi dell’attività operativa e di verifica dei costi e dei ricavi consuntivati dai vettori aerei operanti sulle rotte assoggettate ad oneri di servizio pubblico». In pratica un affidamento ad una società esterna per valutare i costi reali del servizio di continuità territoriale. Si sono dimenticati di pubblicare l’esito e l’affidamento se mai è avvenuto.

Il mistero dei calcoli

L’ammissione, però, è rilevantissima: l’assessorato dei trasporti non è in grado di verificare i costi del servizio e si deve affidare ad una società esterna. Peccato, però, che la Regione, il 25 ottobre scorso ha bandito la nuova gara, con la previsione di un regalo di 52 milioni di euro alle compagnie aeree. In base a quali calcoli sono state previste quelle compensazioni? Chi ha fatto quelle analisi contabili? Tra i meandri dell’assessorato gli atti “cantano”: per quel servizio si prevede un costo di 50 mila euro. Nella disposizione, però, c’è anche scritto: «La durata del servizio è di circa 6 mesi e avrà inizio dalla data di stipulazione del contratto, fino all’approvazione dell’ultimo “Rapporto finale”».

L’urgenza dimenticata

C’è un dettaglio: il bando è stato pubblicato il 4 maggio e la risposta doveva obbligatoriamente arrivare entro l’undici dello stesso mese. Un’urgenza fulminea: appena 6 giorni. Del rapporto finale, però, non c’è traccia, visto che, se avessero rispettato i termini di un mai dichiarato affidamento del servizio, sarebbe dovuto essere consegnato entro ottobre. Sempre troppo tardi, visto che quei 52 milioni a base d’asta della nuova gara sono gli stessi dell’anno passato, nonostante una compagnia, Volotea, avesse proposto appena un anno fa ribassi di oltre 40%. E, infatti, dopo la “rescissione” unilaterale, nei cieli della Sardegna compare, pesante come un macigno, il mistero di quei soldi “regalati” alle compagnie aeree. Un nuovo capitolo da svelare.

(2.continua)

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