Un “gruppo criminale” – composto da italiani e stranieri – specializzato nel recupero di rame, alluminio e ferro dai rifiuti speciali, stoccati in discariche abusive e poi dati alle fiamme, in maniera illecita e pericolosa per l’ambiente e la salute. 

I metalli venivano poi rivenduti, per un giro di affari annuo che poteva garantire anche 200mila euro

È quanto hanno scoperto i carabinieri di Villasor e del Nucleo operativo della Compagnia di Sanluri, che hanno portato avanti un’indagine coordinata dalla Procura di Cagliari, che ha portato ora alla denuncia di 18 persone.

GLI INDAGATI – Si tratta di 7 uomini di origine marocchina (cinque dei quali destinatari anche di ordinanza di divieto di dimora a Villasor), 6 bosniaci, di cui 3 donne (anche per loro è scattato il divieto di dimora), e 5 italiani, residenti, oltre che a Villasor, anche nei Comuni di Cagliari, Quartu, Decimomannu, Uta e Isili, cui vengono contestati reati ambientali connessi allo smaltimento illecito di rifiuti inquinanti.

“GREEN VILLAS” – L’inchiesta dei carabinieri – denonimata “Green Villas” – è iniziata un anno fa (ma l’attività illecita sarebbe cominciata anni prima), dopo ripetute segnalazioni di fumo “denso e nero” proveniente da incendi appiccati in prossimità delle palazzine occupate abusivamente ormai da decenni vicino al polo industriale dell’ex zuccherificio di Villasor

L’INCHIESTA – “Con i prolungati appostamenti – spiegano gli inquirenti - e con le attività tecniche e le analisi video, svolte tra il 2021 e il 2022 dai militari della Compagnia di Sanluri, si è scoperto che i soggetti stranieri, oggi denunciati, sarebbero divenuti a vario titolo dei punti riferimento della zona del Sud Sardegna-Medio Campidano e della periferia nord di Cagliari, per il recupero di ferro e rame tramite smaltimento e la distruzione con abbruciamento di rifiuti speciali, con la connivenza di cittadini italiani titolari o dipendenti di ditte operanti nello specifico settore. Infatti, dopo aver accumulato rottami e masserizie in giro per il territorio, li avrebbero stoccati ammassandoli in vere e proprie discariche abusive a ridosso delle palazzine occupate, per poi lavorare e separare i materiali di scarto dal ferro e dal rame, quindi piazzando sul mercato e rivendendo il prodotto ricavato, con la connivenza dei soggetti italiani e delle loro ditte cagliaritane, che in parte hanno anche emesso fatture a favore di uno dei soggetti marocchini, in possesso di partita IVA”.

Le unità cinofile in azione (Foto Carabinieri)
Le unità cinofile in azione (Foto Carabinieri)
Le unità cinofile in azione (Foto Carabinieri)

FUMI TOSSICI – “Gli stranieri – proseguono gli investigatori - tutti non iscritti nell’albo dei gestori ambientali, quindi privi di qualsiasi titolo di Legge, si sarebbero poi disfatti dei materiali residui (plastiche, cavi elettrici, penumatici, batterie per motori, rottami di autoveicoli e molto altro) appiccando pericolosi roghi, generando fumi tossici e agenti inquinanti per l’ambiente”.

I SEQUESTRI – Nel corso del blitz dei militari sono state anche sequestrate due distinte aree (complessivamente 600 mq) utilizzate dagli indagati per lo stoccaggio, la lavorazione e l’incendio dei rifiuti. Sequestrati anche 4 furgoni usati per il trasporto.

IL GIRO D’AFFARI – Come detto, il giro d’affari era alquanto redditizio: “È stato documentato – sottolineano gli inquirenti – che i carichi di ferro, alluminio e rame rivenduti, mediamente con carichi da 5 tonnellate settimanali, permettevano proventi per 5mila euro l’uno. Pertanto è stimabile che in un anno, secondo le risultanze emerse, l’attività illecita possa aver portato a ricavare dai rifiuti raccolti circa 250 tonnellate di ferro, alluminio e rame, per un provento stimabile in circa 200mila euro”.

Al blitz hanno partecipato i carabinieri della Compagnia di Sanluri, col supporto aereo dell’11° NEC di Elmas, e due unità cinofile dell’Arma di Cagliari.

(Unioneonline/l.f.)

© Riproduzione riservata