«Prego che le ossa non siano di Pietro»
Proseguono le indagini sui resti ritrovati sotto una roccia a Montevecchio«Prego affinché le ossa trovate non siano di mio marito: dopo quasi quattro anni di attesa e di dolore, nutro ancora la speranza di poterlo riabbracciare». Caterina Deiana è la moglie di Pietro Arrius, pensionato 67enne di Arbus scomparso nel maggio del 2019 nel sito minerario di Montevecchio. «Fino a che non troveranno un corpo che venga identificato con chiarezza, continuerò ad aspettare il suo ritorno o qualcuno che mi dica dove si trova», assicura la donna al telefono poco dopo aver letto la notizia del ritrovamento di alcuni frammenti di ossa sotto una roccia nella campagne in località Cumbua. «Mio marito – racconta la donna con la voce rotta dal pianto –. lo devono cercare vivo. Un lungo periodo di sofferenza, una lenta agonia, non può finire con il ritrovamento di poche ossa e il resto del corpo sparito nel nulla».
Il ricordo
Tutto il paese ieri mattina è tornato con la mente all’ultimo scomparso di Arbus e a una vicenda che ha mobilitato parenti, amici, associazioni di volontariato, forze dell’ordine che lo hanno cercato a lungo e senza successo. «Per giorni e giorni – ricorda il presidente della Protezione civile Jonathan Concas – abbiamo setacciato ogni angolo del villaggio, partendo dal centro abitato, proprio dove era stato visto per l’ultima volta Pietro Arrius. Non è stato facile. Parliamo di una località estesa, con una fitta vegetazione e zone rocciose. Tutto inutile. Anche l’area dove sono state trovate le ossa è stata esplorata. Alla fine ci siamo arresi». Il filo di speranza di arrivare alla verità non si è ancora rotto. «Episodi tristi – dice il sindaco Paolo Salis – che vorremmo non accadessero più. È già qualcosa consegnare le ossa ai familiari. Significa dare una sepoltura alla persona cara, un luogo dove portare un fiore».
La scoperta
Al momento sono solo delle ipotesi. L’unico elemento sul quale sembra non ci siano dubbi è che si tratta di resti umani, per il resto serviranno i test di laboratorio indispensabili per dare un’età esatta alle ossa. Non è escluso infatti che i resti appartengano a un nonnino di Arbus, Santino Demontis, 89 anni, scomparso 26 anni fa o, ancora, a Costantino Pusceddu, un altro pensionato svanito nel nulla nello stesso periodo. Il fatto poi che i resti siano stati trovati al riparo e sotto una roccia, in una zona antichissima, fitta di emergenze archeologiche anche nuragiche, fa pensare a un collegamento con la località di S'Omu e s’Orku, a circa 6 chilometri di distanza, dove nel 2008 è stato scoperto lo scheletro più antico mai ritrovato in Sardegna. Solo con l’estrazione del dna che sarà poi messo a confronto con quello delle persone scomparse si potranno chiarire le cose. Fino ad allora resterà il mistero.
Santina Ravì