«In Sardegna siamo al collasso». A dirlo sono i sindacati Cisl Medici, Aaron Emac, Fa Ssid, Fvm, che, in concomitanza con altre città italiane, hanno indetto lo sciopero di medici, veterinari, farmacisti, psicologi e biologi.

«Per quanto riguarda l'adesione siamo limitati dal dover garantire i contingenti minimi - spiega - Gisella Carrucciu coordinatore della Fassid -, molti colleghi che vorrebbero protestare sono costretti a stare al lavoro, ma sono con noi. Oggi garantiremo solo emergenze-urgenze».
A singhiozzo oggi i servizi trasversali, sia ospedalieri che territoriali: si fermano i servizi di radiologia diagnostica, interventistica e ambulatoriale, la diagnostica di laboratorio, le prestazioni psicologiche nei consultori, nelle neuropsichiatrie infantili, nei centri di salute mentale, nelle oncologie, le prestazioni farmaceutiche in ospedale e sul territorio, e i servizi di igiene e sanità pubblica vaccinali.

Le motivazioni della mobilitazione sono diverse.

Nell’Isola - spiegano -, un cittadino su cinque ha rinunciato a curarsi perché non dispone delle risorse necessarie per visite a pagamento e per acquistare le medicine. E poi ci sono: le lunghe attese al Pronto soccorso prima d’essere visitati dal medico, sovraffollamento nei reparti ospedalieri e malati a lungo “parcheggiati” negli anditi in attesa di un letto libero.

Secondo la Cisl le cause del disastro in campo medico sono legate a 4 fattori principali, da cui scaturiscono le possibili linee di intervento. Il numero chiuso (o meglio programmato con grave sottostima) nell’accesso al corso di laurea in medicina e alle specializzazioni ha portato negli anni a gravi carenze negli organici. La ridotta retribuzione dei medici in Italia rispetto al resto d’Europa. E poi la difficoltà a conciliare vita e lavoro e la mancata riforma della responsabilità professionale medica.

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