Ventimila ettari di vegetazione inceneriti, quasi 1.500 persone sfollate, case evacuate e distrutte e bestiame arso vivo.

E’ il drammatico bilancio della domenica di fuoco e terrore che ha vissuto mezza Sardegna, dal Montiferru alla Planargia, al Marghine. Un’apocalisse di fiamme tra focolai accesi su più punti, squadre antincendi a terra e mezzi aerei impegnati dall'alba al tramonto.

ANCORA FIAMME – E purtroppo non è ancora finita: due velivoli Canadair provenienti dalla Francia sono in volo verso la Sardegna, mentre altri due Canadair provenienti dalla Grecia sono atterrati ad Alghero alle 4:30 di stamattina. Al momento al lavoro ci sono 57 unità operative a terra, di cui 28 provenienti dai Comandi di Nuoro, Sassari e Cagliari e 29 del locale Comando di Oristano. 

I SOCCORSI – Ieri in campo, per arginare le fiamme, l'intera "macchina" antincendi, e non solo: 7.500 uomini tra Corpo forestale, vigili del fuoco, Protezione civile, volontari, ma anche Croce Rossa Italiana, carabinieri e polizia. Sui territori distrutti hanno volato sette Canadair, poi 11 elicotteri della flotta regionale, tra i quali il Super Puma, un elicottero dei vigili del fuoco e uno dell'Esercito. Un'emergenza continua: i centralini di Protezione civile e vigili del fuoco sono stati presi d'assalto dai cittadini. 

"Un'altra giornata molto impegnativa”, commenta il direttore generale della Protezione Civile della Sardegna, Antonio Belloi, che coordina gli interventi con la sala operativa regionale e in stretto contatto con il capo Dipartimento della Protezione Civile nazionale.

CUGLIERI – A Cuglieri il rogo non ha risparmiato neppure l'olivastro millenario di "Sa Tanca Manna", esempio di archeologia botanica non solo per la Sardegna. Quando l'inferno ha bussato alle porte di Cuglieri il sole era già calato e i mezzi aerei si erano fermati. Nessun supporto per le squadre a terra. “Centinaia di volontari, barracelli, e tanti agricoltori che con i trattori hanno aiutato a trasportare le autobotti – racconta il sindaco Giovanni Panichi – è stato un disastro, decine di ettari di uliveti, bosco, vigne, per non parlare di tutti gli animali morti, intere greggi, cani, cavalli”.

VILLAURBANA – Paura anche a Villaurbana dove il segnale che invitava i residenti a lasciare le proprie case è arrivato prima dell'alba. In quindici sono andati via, gli altri sono rimasti per combattere. Il Grighine si era acceso come solo nel 1983, l'anno del grande disastro. I 1.200 residenti hanno temuto il peggio fino all’ultimo. E invece il vento si è placato, le squadre di soccorso sono riuscite a incalanare il fronte verso l'esterno, lontane dalle prime case. Il sindaco Paolo Pireddu: "A memoria è l'evento più catastrofico che ricordiamo. In altre occasioni c'erano stati danni gravi a livello boschivo, ma stavolta il fuoco ha quasi toccato il centro abitato”.

SOLINAS – Per tutta la giornata di ieri si sono susseguite le riunioni operative tra i vertici delle forze al lavoro per l'emergenza: è stato il presidente della Regione Christian Solinas a coordinare le operazioni nella sala centrale della Protezione civile. Il governatore ha annunciato che scriverà al presidente del Consiglio Mario Draghi per chiedere al Governo “un sostegno economico immediato per ristorare i danni e che una quota del Piano nazionale di ripresa e resilienza sia subito destinata alla Regione per un grande progetto di riforestazione”.

Per Solinas, che ha ricevuto anche la chiamata dal presidente della Corsica Gilles Simeoni, gli incendi rappresentano "una ferita profonda, inflitta alla nostra storia, a un modello di vita, culturale e economico spazzato via in modo così selvaggio”.

"Non è ancora possibile effettuare una stima dei danni causati dagli incendi – ha evidenziato ancora il presidente della Regione - ma si tratta di un disastro senza precedenti”. 

(Unioneonline)

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