L’Isola che tende la mano agli ucraini, in Sardegna decine di iniziative
Dall’offerta di stanze e case ai profughi all’invio di aiuti in Ucraina
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Oksana Soloshenko lo sa, e si commuove: «Vedo che voi sardi vi state muovendo per aiutare noi ucraini, che inviate soldi, farmaci e vestiti, che vi state organizzando per ricevere chi scappa dal suo Paese invaso dai russi. Grazie: siete speciali». A Cagliari da tre anni, dove ha sposato un sardo, Oksana, 45 anni, è una delle donne che ci alleggeriscono delle cure per i nostri anziani e familiari non autosufficienti. Piange per la sua Ucraina, sorride per la solidarietà dai sardi: non solo quella espressa a parole, «comunque importante», ma anche con le azioni.
Una gara di altruismo
Decine le iniziative con cui, anche nei centri più piccoli dell’Isola, si raccolgono aiuti. «Riceviamo telefonate da persone che, per dare un tetto ai profughi ucrani in arrivo, mettono a disposizione una stanza della loro casa, oppure la villetta al mare o un appartamento sfitto». Sergio Piredda, presidente del comitato regionale della Croce rossa italiana, da sardo conosce la generosità dei sardi, «ma è tanta, commuove». Anche alla Curia cagliaritana ci si organizza per ospitare chi è in fuga dal conflitto. La Croce rossa prepara un accordo con le farmacie, in modo che i clienti possano pagare farmaci da spedire poi in Ucraina.
Mobilitazione ovunque
Tanti gruppi raccolgono denaro, vestiti, farmaci, cibo: da consegnare, pur con mille peripezie, alla popolazione ucraina sfinita da freddo, fame, lutti, malattie, mancanza di energia elettrica. E terrore.
Dalla chiesa di Santa Restituta a Cagliari, di rito bizantino e punto di riferimento per gli ucraini che vivono nel sud dell’Isola, le prime spedizioni di abiti e cibo sono già partite, con la scorta del console onorario Anthony Grande, molto amato dagli ucraini che vivono qui e che sta rientrando dopo la missione. Ma i problemi logistici, soprattutto per quanto riguarda i farmaci e il cibo da inviare, non sono pochi: ecco perché il denaro continua a essere il modo migliore per aiutare. «Con i soldi compriamo farmaci, cibo e abiti vicino all’Ucraina, senza costi di trasporto e problemi doganali», fa notare Piredda dalla Croce rossa, e all’Arcidiocesi di Cagliari si fa lo stesso discorso: conti correnti bancari e postali per raccogliere le somme donate dai sardi di buon cuore (sono sui siti Internet della Cri regionale e della Caritas).
L’accoglienza
Si aiuta lì, dove arrivano le bombe, e si aiuta qui, chi è dovuto scappare lasciando in Ucraina tutto ciò che aveva. Oggi pomeriggio c’è una riunione in teleconferenza convocata dal prefetto di Cagliari, Gianfranco Tomao, per confrontarsi con tutti gli enti coinvolti per l’accoglienza dei profughi ucraini. Domani sono attesi un centinaio di arrivi: persone salvate dalle due carovane partite dal Capoluogo. Ci sono anche tanti minori non accompagnati, sulla cui accoglienza deciderà il Tribunale per i minorenni.
(Unioneonline)
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