Un genio d’altri tempi. Un innato prestigiatore cromatico capace con una firma di cambiare colore e nome alle spiagge, tutto con guizzi da provetto maestro della più spinta comunicazione pubblicitaria da far invidia alle grandi maison. Maurizio Papi a Porto Azzurro, Isola d’Elba, toscana insulare, non è solo il Sindaco. E’ medico, factotum, dirigente dei lavori pubblici, dell’urbanistica e del demanio. Dal 1985 in poi, in quello scranno da primo cittadino, si è sempre seduto quasi sempre solo lui. Una sorta di padre padrone, un Sanctum Sanctorum dei tempi moderni. La storia della spiaggia rossa, rossa nel vero senso della parola, trasformata, con un semplice atto amministrativo, in un arenile bianco, va ben oltre il romanzo d’altri tempi.

Houdini del colore

E lui, l’Houdini dei colori che spariscono, non si è sottratto. Sornione e perspicace, pratico e ardito, non solo ha lasciato correre l’accostamento della spiaggia rossa di Porto Azzurro, fattasi bianca, all’eremo della bianca Pelosa di Stintino, ma ha costruito una storia che, ignaro o consapevole, è già una lezione da manuale del pubblicitario.

Lezione numero uno

Lezione numero uno: far parlare i media nazionali e non solo di una spiaggia “brutta”, sono parole sue, trasformata in paradiso da una sabbia sarda, la stessa usata nella favola di Stintino. L’equivoco, studiato a tavolino o maturato nell’incedere delle notizie, scorre sull’inchiostro che imprime parole sulla carta stampa e byte che inondano messaggi subliminali nella rete. Quando capisce che prima o poi la verità verrà a galla, anticipa la messa domenicale e vuota il sacco. Con il telegrafo del paese racconta la sua storia. Da quel rosso della spiaggia al viaggio della sabbia spedita via nave dalla Sardegna sino a Porto Ferraio. Un fiume in piena.

Il gossip della “Rossa”

Una confessione condita da gossip e cromatismi destinati a scadere nelle opinioni, piuttosto che nella misurazione dei pantoni, i parametri oggettivi di un colore. Parla prima lui e poi, verifichiamo atti e documenti di questa storia della “Rossa”, della “Bianca” e de “La Pelosa”.

L’aneddoto della Signora

Risponde con aneddoti ai suoi detrattori. Quella spiaggia nel lungo mare di Porto Azzurro, racconta Papi, non si richiama al colore della sabbia o del terriccio che l’ha sempre contraddistinta. In realtà dietro quel nome cromatico, racconta il primo cittadino, si cela «una dama di fine ottocento, capelli rossi senza attenuanti, che viveva proprio lì a venti metri da quella spiaggia». Rievoca Papi, il sindaco: «era talmente bella che i maschi del paese accorrevano da quelle parti per vederla». «E’ da lì che quell’arenile è diventato “La Rossa”», chiosa il numero uno del Municipio.

Brutta e pietrosa

«Di rosso, – insiste il factotum del comune insulare - quella spiaggia non ha mai avuto niente. E’ sempre stata una spiaggia brutta e con tanti sassi”. La confessione del marchingegno comunicazionale che associa, con la spregiudicatezza del pubblicitario subliminale, la seta bianca della Pelosa con “La Rossa” truccata, arriva poco dopo.

Cartellino rosso

Roba da espulsione con cartellino rosso, per stare in tema cromatico. Quando il sindaco sta dettando la sua difesa, nella parrocchia del paese rivierasco, il sacerdote di turno sta inchiodando all’altare la frase chiave della lettura domenicale, dal Vangelo secondo Marco: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria».

Il sequestro della spiaggia a Stintino nel 2020 (L'Unione Sarda)
Il sequestro della spiaggia a Stintino nel 2020 (L'Unione Sarda)
Il sequestro della spiaggia a Stintino nel 2020 (L'Unione Sarda)

La confessione

Le sue parole, quelle di Maurizio Papi, il sindaco, tentano di prevenire il rischio che lui, il profeta della spiaggia rossa fattasi bianca, non sia apprezzato in terra d’Elba. E la confessione è senza sotterfugi: «Quest’anno la spiaggia è più bianca perché il ripascimento l’ho fatto con una sabbia che viene dalla Sardegna, da una cava di Buddusò, la stessa utilizzata per i ripascimenti della spiaggia di Stintino”.

L'atto del Comune (L'Unione Sarda)
L'atto del Comune (L'Unione Sarda)
L'atto del Comune (L'Unione Sarda)

“Detto non detto”

E’ qui il meccanismo dell’annuncio del "detto e non detto” sul quale il buon Papi ha costruito la sua strategia: associare la “Rossa” al bianco paradisiaco de “La Pelosa”. Giusto per dire ai suoi: ho trasformato in un pezzo di paradiso quell’arenile brutto e pietroso. Peccato che abbia inizialmente “omesso” di raccontare della cava di Buddusò, citando un ripascimento a Stintino, finito a maggio dello scorso anno in un’inchiesta giudiziaria, con tanto di sequestro della spiaggia. Anche in quel caso ripascimento con sabbia di cava, probabilmente la stessa di quella che adesso Porto Azzurro rivendica. Papi, però, si è preso il sicuro. E’ lui che firma l’atto: il ripascimento deve essere fatto con sabbia con una granulometria inferiore ai due millimetri. La procedura è esplicita: «questa tipologia di sabbia esiste solo in una cava di Buddusò, provincia di Sassari». Incaricata di trasportarla e posizionarla è la ditta Eurit, indicata come fornitore di quella sabbia per l’Isola d’Elba. Il conto economico è servito: servono 210 tonnellate di sabbia bianca dalla cava di Buddusò. Il totale è di diecimila e 500 euro. Bazzecole, per illudersi di essere sulla stessa sabbia de “La Pelosa”. Giusto un’illusione di cava.

Mauro Pili

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