La nuora del re dei formaggi nel mirinoPoi l'obiettivo dei rapitori si è spostato
Nel mirino anche la nuora di Ferruccio Podda. Poi lo stesso "re del formaggio". Ecco i particolari rivelati dagli investigatori dopo l'arresto della banda.Per restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Prima la nuora di Ferruccio Podda. Poi lo stesso “re del formaggio”, infine Sandro Podda da prelevare nel caseificio fino al dirottamento nella sua abitazione nel cuore di Cagliari. Che la banda Batzella avesse messo gli occhi sulla famiglia dell'imprenditore del settore caseario lo confermano diversi particolari emersi dagli interrogatoria di Gianfranco Batzella.
Secondo l'idea iniziale l'obiettivo era la moglie di Sandro Podda: aveva l'abitudine di uscire molto presto la mattina per dare da mangiare ai cani presenti nell'azienda. Il piano era quello di travestirsi da addetti di un'impresa di disinfestazione (autorizzata ad entrare nello stabilimento) e rapire la nuora di Ferruccio Podda. Erano già stati fatti dei sopralluoghi (secondo quanto contenuto nell'ordinanza). Poi la donna aveva cambiato gli orari e il modello dell'auto e inoltre Niveo Batzella temeva che nell'azienda ci fossero dei sistemi di videosorveglianza.
Abbandonato il progetto di sequestrare la moglie di Sandro Podda, la banda ha cambiato obiettivo rivolgendosi proprio verso il figlio di Ferruccio. Scartata definitivamente la pista di un blitz nel caseificio (una telecamera in un vicino centro commerciale poteva riprendere alcune fasi del rapimento) e quella di prelevare Ferruccio Podda (età avanzata, condizioni di salute non perfette e perché era lui materialmente ad avere eventualmente i soldi per pagare un riscatto), nel mirino è finito Sandro Podda da rapire mentre usciva dalla sua casa per dirigersi al lavoro verso le 5,30 e 6 del mattino. Avrebbero nelle scale dell'abitazione e prelevato la vittima. Già contattato anche il complice. Uno aveva desistito: informato da uno zio poliziotto aveva saputo che Niveo Batzella era controllato dalla forze di Polizia per altri reati. L'altro aveva accettato. La cifra iniziale di tre milioni è salita a cinque quando era saltato fuori il quarto componente della banda.
Mereu avrebbe dovuto condurre le trattative fingendo di essere stato minacciato dai Batzella. Per questo erano già pronti sei biglietti minatori da sistemare nella casa e nell'auto del dipendente del caseificio Podda. Non solo: erano state lasciate quattro cartucce nella vettura ed era già stata esplosa una fucilata contro il cancello dell'abitazione di Mereu (già segnalata ai carabinieri della stazione di Sestu). La prigione sarebbe stata una casa in via Cadorna a Sestu a disposizione di Gianfranco Batzella. Nascondiglio conosciuto solo a Gianfranco per evitare spiacevoli sorprese come accaduto nel caso del tragico sequestro di Gianluca Carta, ucciso da Niveo Batzella. Stabilito anche il messaggio da recapitare alla famiglia Podda a pagamento avvenuto: “Digli a Franco che è tutto a posto”, oppure “Digli a Franco di lasciar perdere”. A quel punto, con i soldi in mano, l'ostaggio sarebbe stato liberato in campagna. (m.v.)