Si concluderà con un “Demonstration Day” a metà maggio Noble Jump, la maxi esercitazione militare Nato in Sardegna che sta coinvolgendo centinaia di mezzi terrestri, compresi i carri armati Leopard 2, navi e aerei di 23 nazioni, tutte e tre le forze armate italiane in campo e 10mila tra militari e civili.

Una giornata, come dice il nome stesso, di dimostrazione delle potenze alleate congiunte - insieme ai soldati italiani anche gli alleati di Germania, Norvegia, Paesi Bassi, Repubblica Ceca e Lussemburgo - per saggiare la prontezza delle capacità di combattimento della Nato in uno scenario di guerra.

Dall'8 maggio inizierà invece Joint Stars, un’altra esercitazione nell’Isola nella quale saranno coinvolti oltre 4.000 militari e circa 900 tra mezzi terrestri, aerei e navali. Sarà l'esercitazione interforze più importante della Difesa, pianificata dal Comando operativo di vertice interforze, che vedrà uomini e mezzi impegnati nella simulazione di operazioni di difesa degli spazi aerei, terrestri e marittimi, nella sicurezza cibernetica e spaziale, nella difesa Nbcr e nel contrasto alle minacce derivanti dalle tecnologie più moderne utilizzate nella fabbricazione di droni sottomarini o aerei. 

Per il momento non ci sono nuovi sit-in o cortei in programma degli antimilitaristi, ma il movimento "no war" fa sempre nuovi proseliti. Ieri intorno alla base aerea militare di Decimomannu ci sono stati momenti di tensione con le forze dell'ordine per un corteo organizzato da "Sardinnia aresti" che, in concomitanza con Sa die de sa Sardigna, si stava avvicinando troppo alla zona protetta da muri e filo spinato. Per allontanare i circa 250 manifestanti sono stati usati anche idranti e lacrimogeni. 

«Basta con le esercitazioni. La Sardegna ospita circa il 65% del demanio militare italiano e ha sul suo suolo i due poligoni più grandi d'Europa, nelle aree di Teulada e Quirra, che ormai da decenni non fanno altro che devastare i nostri territori, talvolta in maniera irreparabile», dichiara Danilo Lampis di Sardegna chiama Sardegna.

L'obiettivo delle truppe Nato è quello di testare la “Very hight readiness joint task force”, la cosiddetta “punta di lancia” dell'arsenale alleato nata nel 2014 sull'onda dell'annessione della Crimea da parte della Russia e in corso di riorganizzazione dopo il summit di Madrid. E sostituire l'attuale Responce Force alleata con un nuovo modello che preveda la capacità di schierare più di 100mila soldati in un massimo di 10 giorni.

(Unioneonline/D)

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