È stato ucciso dal becco imbizzarrito, uno dei due caproni che voleva castrare. Salvatore Monne, l'allevatore settantunenne di Irgoli ritrovato cadavere giovedì scorso nell'ovile di “Galenora”, è morto mentre cercava riparo dopo lo scontro con l'animale riottoso (sulle corna del quale sono state trovate tracce di sangue) che l'aveva colpito al viso e alla testa. Questo stabilisce il referto del medico legale che ieri mattina, nell'obitorio dell'ospedale di Nuoro, ha eseguito l'autopsia. In realtà il referto parla di «elementi di compatibilità». Le profonde ferite alla testa e al viso sono «compatibili» con le incornate dell'ariete, ma restano da eseguire altri accertamenti - test del Dna su attrezzi da lavoro, stoviglie e su altre tracce di sangue - per dipanare tutte le maglie del giallo.

LE ESEQUIE Intanto, ieri pomeriggio, nella chiesa di San Nicola, il parroco don Angelo Cosseddu ha officiato la funzione funebre: due le bare davanti all'altare, quella di Salvatore Monne e quella di una cinquantenne madre di famiglia uccisa da un male terribile. «È stata una disgrazia, e questo, pur nel dolore - dice Francesco Porcu, geometra di 40 anni, figlioccio di Salvatore Monne - è un sollievo per chi gli voleva bene. L'idea di un omicidio sarebbe stata insopportabile». Intanto sembra che gli inquirenti abbiano accertato come priva di fondamento la testimonianza di un professionista del paese che aveva detto di aver visto in banca il vecchio allevatore proprio la mattina di giovedì. Vero è però che l'uomo custodiva diecimila euro in contanti, soldi ricavati dalla vendita di un podere e che lui voleva reinvestire in buoni del Tesoro.

LA STORIA Per abitudine, come tanti anziani, Salvatore Monne teneva in casa o nel portafogli somme di denaro molto elevate. Negli ultimi mesi aveva venduto un pezzo di terra e diversi capi di bestiame, ma aveva anche acquistato un piccolo fuoristrada di seconda mano. Era generoso («ha prestato molti soldi a chi ne aveva bisogno», racconta un conoscente) e andava a messa ogni domenica. La sua vita, comunque, era in campagna dove allevava le capre. Aveva un cruccio: l'artrosi che gli stava divorando le mani. Nonostante questo cercava di fare da sé all'ovile, anche la castrazione dei caproni, operazione molto pericolosa. L'allevatore possedeva quattro becchi, due dei quali sono stati esaminati dagli inquirenti. A colpire il vecchio sarebbe stato non l'ariete ritrovato legato, bensì un altro che pascolava attorno. La bestia ha attaccato il padrone, l'ha colpito al viso e al capo. Salvatore Monne è cascato rovinosamente su un masso, poi il disperato tentativo di fermare il sangue con la giacca militare, la caduta sul letto di letame del recinto. Gli scarponi erano senza stringhe, è quindi possibile siano stati i cagnolini a levarli via dai piedi del padrone ormai senza vita. ( p. s. )
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