«In Sardegna caccia fuorilegge»: gli ecologisti fanno ricorso a Bruxelles
Il Grig si appella alla Commissione Ue: «Nell’Isola violazioni delle norme comunitarie sulla salvaguardia dell’avifauna selvatica. Si rischiano multe milionarie»Per restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
L’associazione ecologista Gruppo d’Intervento Giuridico ha inoltrato ricorso alla Commissione Europea per denunciare le «violazioni della normativa comunitaria sulla salvaguardia dell’avifauna selvatica» presenti nel calendario venatorio regionale sardo 2024-2025 varato dalla regione lo scorso 22 agosto.
Il Grig, in particolare, contesta il calendario venatorio per quanto riguarda «la caccia alla tortora, la cui popolazione è in forte calo, in contrasto con la raccomandazione della sospensione della caccia richiesta proprio dalla Commissione Europea, e la caccia alla pavoncella, in assenza di piano di gestione nazionale e classificata come vulnerabile dalla IUCN Red List».
«In contrasto con la normativa comunitaria – aggiunge il gruppo ecologista – anche la chiusura della stagione venatoria al 30 gennaio 2025 per numerose specie di avifauna acquatica e migratrice, già oggetto del caso EUP(2023)10542 che riguarda proprio calendari venatori che prevedono la caccia ai danni delle specie tordo bottaccio, tordo sassello, cesena, alzavola e germano reale dopo l’inizio del periodo di migrazione indicato in guide e documenti comunitari in materia».
Il Grig, ricordando che «già diversi calendari venatori sardi sono oggetto delle procedure di contestazione comunitarie», sottolinea inoltre che «la politica venatoria della Regione autonoma della Sardegna, nonostante il cambio di maggioranza governativa, si dimostra tuttora largamente carente in tema di tutela della fauna selvatica».
«Lo snodo fondamentale – aggiungono gli ecologisti - si rivela palesemente nel ruolo decisivo (caso unico in Italia) del Comitato faunistico regionale, composto in larga misura da rappresentanti del mondo venatorio, che effettuano scelte dettate dagli interessi venatori e nulla più. A ciò si somma, a più di trent’anni dalla legge n. 157/1992 e s.m.i. e a più di venticinque anni dalla legge regionale Sardegna n. 23/1998 e s.m.i., il perdurante mancato legame cacciatore-territorio, con la mancata istituzione degli ambiti territoriali di caccia, che contribuirebbero a responsabilizzare i cacciatori».
Per questo il Grig chiede a Bruxelles «l’apertura di una procedura di infrazione» .
«Le sanzioni pecuniarie conseguenti a una condanna al termine di una procedura di infrazione sono state fissate recentemente dalla Commissione europea con la Comunicazione Commissione SEC 2005 (1658): la sanzione minima per l’Italia è stata determinata in 9.920.000 euro, mentre la penalità di mora può oscillare tra 22.000 e 700.000 euro per ogni giorno di ritardo nel pagamento, in base alla gravità dell’infrazione», conclude il Grig, ricordando che «attualmente sono ben 72 le procedure di infrazione aperte dalla Commissione europea nei confronti dell’Italia, di queste 22 in materie ambientali».
Dunque, «mai come in questo caso l’Italia, cioè i cittadini italiani, cioè i contribuenti italiani, dovrebbero letteralmente pagare le conseguenze delle eterne cambiali elettorali che le forze politiche governative devono al mondo venatorio».
(Unioneonline)