«Nonostante la crisi pandemica, il sistema Italia ha mostrato di essere sano e di sapere reagire. Ma crisi energetica e inflazione rischiano di bloccare la ripresa». Il commento è del presidente di UnionCamere, Andrea Prete, che guarda ai dati nazionali del mercato delle imprese, fotografati nel terzo trimestre del 2022.

L’analisi vale anche per la Sardegna, dove il saldo tra aperture e chiusure di nuove attività è positivo, ma in frenata rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso e, comunque, con un lento ma costante calo di avvio di nuove attività che va avanti da un decennio.

Al 30 settembre nell’Isola risultavano iscritte negli albi camerali 172.596 imprese. Nei tre mesi precedenti erano state battezzate 1425 nuove attività, a fronte della cessazione di 919. Quindi sul mercato c’erano oltre 500 attività in più. Un incremento dello 0,29%, più basso rispetto a quello dello stesso periodo dell’anno scorso, quando si era registrato un più 0,44%.

Il settore produttivo comunque resiste, perché sono più quelle che vengono aperte di quelle che abbassano le serrande. Ma la crisi si fa sentire. Basti pensare che le nuove società aperte in Sardegna nel 2010 erano state 2.519. Nel 2022, anche se non ancora concluso, sono state appena 1429 in nove mesi. Possibile, nell’arco dell’intero anno, il superamento del dato del 2021, quando si erano registrate poco più di 1600 nuove iscrizioni.

(Unioneonline/E.Fr.)

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