Climbing the Giara”, la scalata dell’altopiano dei misteri. Il fascino segreto di un luogo universale, un’isola nell’Isola. Uno Stato autonomo della natura, del paesaggio, della storia antica, il fascino esclusivo di quelle chiome “primitive” rivolte al vento, tra galoppo e trotto, inerpicate tra le radenti cortecce rosse da sughero che avvolgono la “montagna piatta”. Quando si varca l’ultima delle “scalate” prima dell’ingresso nell’eremo più esclusivo, tra Marmilla e Campidano, non è obbligatorio farsi il segno della croce, ma il silenzio deve essere religioso. Oltrepassare la soglia che separa lo strapiombo del paesaggio con la “pianura di montagna” è un po' come entrare in luogo inconfessabile dove la percezione è quella di centinaia di moderne telecamere che scrutano ogni tuo passo tra sentieri tanto definiti quanto indecifrabili labirinti senza uscita.

Eterno segreto

Ci potrai andare mille volte sulla Giara di Gesturi, Genoni, Tuili e Setzu, mai, però, ne potrai venire a capo. Ogni volta, tutto sempre diverso, dai riflessi sugli specchi lacustri agli occhi dolci e severi di quei “cavallini”, tremendi per astuzia e indipendenza, nascosti in ogni anfratto di questo universo, tanto nominalmente conosciuto, ma pur sempre inesplorato. Certo, i sentieri appaiono censiti, così come ci si illude che tutto qui sia visibile e già noto. Non è così, fortunatamente. Nella Giara di Sardegna, quella che sovrasta la Marmilla della Reggia nuragica di Barumini, i misteri affiorano anche dove non si vedono, ad iniziare da quell’intreccio di storia e natura, di conformazione geologica, naturalistica, selvaggia e archeologica che rendono questa “montagna-pianura” un segreto tutto da svelare.

Il Nobel per la Giara

Harold Varmus, Premio Nobel per la fisiologia e medicina, scienziato americano della celebre Lewis Thomas University, braccio destro di Barack Obama nella strategia sanitaria, non ci ha pensato due volte con la sua rivoluzionaria rivista scientifica a pubblicare lo studio su “Climbing the Giara”, lo studio “spaziale” e interdisciplinare sui segreti inesplorati di questo compendio naturalistico-archeologico unico al mondo.

Dalla Giara a New York

PLOS One, la rivista mondiale edita dall’americana «Public Library of Science», la Biblioteca pubblica della scienza, non è solita divulgare ad occhi chiusi. Il confronto tra Davide Schirru e Alessandro Vanzetti, i due ricercatori dell’Università della Sapienza di Roma, Dipartimento di Scienze dell'Antichità, autori della ricerca sulla Giara di Gesturi, e Peter F. Biehl, il revisore incaricato di valutare la pubblicazione dello studio, è stato duro e serrato. Biehl, scienziato dell’Università della California, Santa Cruz , e Membro della Facoltà Università di Buffalo e della State University di New York, ha analizzato punto per punto l’analisi dei due ricercatori, ha proposto approfondimenti e ulteriori valutazioni. Alla fine è arrivato il supremo via libera. Il 26 luglio 2023, alle ore 14 di New York, la rivista scientifica ha annunciato la fine del «severo embargo» e la pubblicazione dello studio: «Scalata della Giara: una rivalutazione quantitativa del movimento e della visibilità nel paesaggio nuragico dell'altopiano di Gesturi (Sardegna centro-meridionale, Italia)». Migliaia di analisi, dati e buffer di visuale, analisi spaziali, su tempo e pendenze, paesaggio e funzioni. Un incrocio di dati scientifici, misurabili e misurati, per ragionare ad occhi aperti e sguardo lungo su ipotesi archeologiche relative a questo “continente” chiamato Giara. Non un’enclave di sola difesa, ma un insieme di simboli, funzioni strategiche e territoriali. Un esame a trecentosessanta gradi, capace di interagire con i più moderni sistemi geo-statistici in grado di rilevare mobilità, accessibilità e visibilità di un luogo tanto affascinante quanto complesso. È proprio quel paesaggio nuragico della Giara, con quei 20 nuraghi posizionati sulla corona estrema dell’altopiano, presi in esame dai ricercatori, a rappresentare «un caso eccezionale per l'analisi geo-statistica, consentendo una discussione di ipotesi e idee di lunga data».

Giara inesplorata

L’obiettivo era analizzare l’inesplorato della Giara, quel che non si vede, anche se lo osservi mille volte, per scoprire tutti gli scenari possibili della funzione dei Nuraghi. Un’analisi scientifica affrontata attraverso una molteplicità di approcci paesaggistici. E l’applicazione archeologica di avanzatissimi metodi e strumenti Gis, Geographic Information System, non poteva non partire dalla «serie di nuraghi che coronano l'altopiano della mesa denominata Giara di Gesturi fornendo un caso significativo per lo studio delle loro relazioni con la visibilità e il movimento». Ed è proprio questo incrocio di analisi paesaggistiche, tra coni di visuale e proiezioni sulle vie d’accesso e sulle “scalas” dell’altopiano ad aprire nuovi spiragli di analisi sullo scrigno della Giara.

Controllo, ma non solo

«I modelli GIS orientati al contesto, - scrivono Schirru e Vanzetti - basati su punti di vista e percorsi a minor costo, hanno fatto emergere una certa correlazione tra nuraghi e potenziale movimento sui pendii, grazie alla selezione di morfologie di altipiani come le creste verso l'esterno. I nuraghi, tuttavia, non sorgono esattamente nei punti più accessibili dell'altopiano. I Nuraghi offrivano un ampio controllo visivo, soprattutto a grandi distanze, ma non specificamente sulle vie accessibili più vicine. Ciò suggerisce che la funzione dei nuraghi sia in qualche modo connessa alla difesa e alla visibilità, ma non sia spiegata direttamente dal controllo del territorio locale». È qui che si aprono gli scenari più affascinanti, ovvero la possibilità che la funzione di controllo del territorio e lo scopo militare sia solo un fattore secondario, seppur direttamente connesso al posizionamento prescelto per edificare i monumenti nuragici.

Sguardo nuragico

Lo dichiarano esplicitamente gli studiosi nelle conclusioni: «Ne consegue quindi che, mentre per i nuraghi della Giara è stata rilevata una certa tendenza alla difesa pianificata e al controllo dei territori e delle risorse, la loro interpretazione come costruzioni ottimizzate per scopi difensivi o di controllo del territorio risulta qui notevolmente indebolita. Altre finalità sociali e simboliche potrebbero quindi spiegare il rilievo visivo esistente attestato sulla Giara e più in generale in Marmilla: i nuraghi potrebbero fungere da potente dichiarazione visiva della presenza della comunità, e del suo diritto ad esercitare le proprie attività vitali, dentro e attorno al monumento stesso». Il mistero della Giara, appunto. Con una certezza, i nuragici guardavano lontano.

© Riproduzione riservata