La parata militare è finita. Le navi da guerra, quelle che per venti giorni hanno occupato le coste della Sardegna, da Quirra a Capo Teulada, passando per Poetto e Pula, hanno battuto ritirata quando l’incedere della notte aveva già reso deserto il Porto di Cagliari. Le carovane di mezzi anfibi e corazzati, provenienti via terra dal poligono di Teulada, avevano varcato il ponte della Scafa quando il tramonto si era già adagiato sulle saline di Santa Gilla. Il cambio di strategia, dall’invasione senza remore delle scorse settimane, irrompe tra le luci della sera quando i lampeggianti azzurri che scortano le lunghe autocolonne imboccano il piazzale di Luna Rossa, nel piazzale del Molo Ichnusa. Tutti i mezzi finiscono direttamente nel cortile della Marina Militare, dietro quella staccionata di ferro e mattoni che da sempre occupa il più esteso lungomare di Cagliari. Tutti chiusi dentro il compound di Stato, lontani da occhi indiscreti. C’è da attendere che le navi anfibie varchino, a tarda notte, il Molo di Levante per ormeggiare a favore di carico proprio nella banchina che fu del “vascello” italiano più rinomato in terra di vela e regate. Il carico dentro le ammiraglie non è mai stato così rapido.

Il silenzio della notte

Bisogna evitare che le immagini di guerra irrompano nuovamente nei social con il disappunto che si fa indignazione al cospetto della guerra quotidiana irradiata via etere. Quando l’alba è già alta le operazioni di carico sono concluse e le ammiraglie hanno preso il largo. Per il momento le interdizioni a mare, fatte salve le spiagge sequestrate “in aeternum” di Teulada e Quirra, cedono il passo, sino alla prossima invasione. Nella memoria restano le immagini, la devastazione ambientale, l’occupazione senza un “perché” di spazi acquei infiniti davanti alle spiagge più esclusive e, soprattutto, quella Sardegna trasformata come non mai in un bersaglio sensibile. Ci sono le portaerei americane e quelle italiane, quelle spagnole e le navi da guerra tedesche, tutte schierate sul paradisiaco proscenio delle acque turchesi dell’Isola dei Nuraghi. E poi ci sono i “quattro” fotografi, quelli di Stato, autorizzati e pronti ad immortalare le scene “cruente” dello sbarco in “Normandia” sulle spiagge incantate e segregate di Porto Scudo e Cala Zafferano, da distruggere come se il “Creato” in terra di Sardegna fosse abusivo. Non serve nemmeno più sottrarre dagli archivi della Difesa quei fotogrammi di cotanta violenza al cospetto delle spiagge bianche del sud dell’Isola. Quelle “pose” da assalto anfibio sono la prova provata della sceneggiatura militare da esibire ad uso e consumo di prove muscolari fuori dal tempo e inchiodate negli annali della storia. E, infatti, nel “set militare” di Teulada ci sono quasi più fotografi che uomini in mimetica.

La scena “madre”

La scena “madre” è immortalata da fotografi schierati ovunque per non perdere nemmeno un frame di cotanto “sfregio” alle bellezze naturali tutelate da disposizioni di ogni genere, da norme statali a quelle comunitarie. Nei disciplinari delle dune “inviolabili” che circondano il poligono di “Sa Portedda”, nel promontorio di Teulada verso il mare, è persino vietato attraversarle a piedi. Nello stesso compendio, invece, irrompono da mare e da terra i cingolati più irruenti, quelli che solcano la campagna come se il “vomere” di guerra dovesse soverchiare il terreno per seminare bombe e missili. I fotogrammi di questa ennesima “violazione” sono “prove-regina” che, nonostante le fasi delicate del “processo Teulada” per disastro ambientale, ribadiscono la strategia difensiva del Ministero della Difesa: prima dell’ambiente, della natura, della salute umana viene il “diritto-dovere” di esercitarsi, poco importa se questo sfregia per sempre queste oasi-paradiso sottratte con la forza ad una comunità inerme e assuefatta dall’illusione di un millantato sviluppo legato alle servitù militari. Basta leggere gli indicatori economici e sociali per comprendere che in quelle aree c’è solo disoccupazione, povertà e emigrazione. A questo si aggiunge quella visione “datata” della Difesa rappresentata in questi giorni di esercitazioni Nato da vetusti e anacronistici sbarchi “stile Normandia” e da quelle foto di Stato dei “travestimenti" a cui vengono costretti i militari in assetto “cespuglio”. Un set cinematografico più che uno scenario di guerra. Resta difficile pensare che simili configurazioni d'attacco con “peluche” in testa possano trovare applicazione nelle “ignobili” guerre moderne. Ultime due annotazioni di fine esercitazione. La Capitaneria di Cagliari ha appena emesso l’ennesima ordinanza di divieti davanti a Capo Teulada.

Nuove bombe e divieti

Si legge nell’ordinanza: «Il fondale della zona di mare è interessato dalla presenza di presunti ordigni bellici. Con decorrenza immediata e fino all’intervento di bonifica a cura di personale artificiere specializzato, nello specchio acqueo e nella zona costiera compresa nel raggio di mille metri è vietato ancorare e sostare con qualunque imbarcazione, fare il bagno e quant’altro. Martedì, intanto, al Ministero della Difesa è previsto un vertice “riservato” per decidere, vista la guerra in Ucraina, se vietare durante l’estate anche la spiaggia Is Arenas Biancas. Negli appunti della riunione c’è scritto: reazioni locali difficili da gestire.

© Riproduzione riservata