«Stai fermo altrimenti ti ammazzo»: è la frase che Amine Khessimi avrebbe pronunciato mentre immobilizzava il fidanzato della ragazza che stava per essere stuprata ad Arzachena. È tutto scritto nel capo di imputazione che “fotografa” l’episodio avvenuto la sera del 21 ottobre in una parallela della centralissima via Aldo Moro.

Le accuse del pubblico ministero Alessandro Bosco sono pesantissime anche per Mohamedymen Dkhili, di 31 anni, connazionale e amico di Khessimi.  Dkhili avrebbe bloccato la ragazza (presunta vittima del tentativo di stupro), cercando di sbottonarle i pantaloni. Si sarebbe poi abbassato i jeans e lo slip, mostrandole i genitali.

Secondo la Procura di Tempio, se la violenza non è arrivata alle conseguenze estreme è perché la vittima ha scaraventato a terra l’aggressore ed è scappata. Le due persone arrestate avrebbero agito nonostante le urla della ragazza che si ribellava alle violenze e chiedeva aiuto.

Tutto sarebbe avvenuto in una zona centralissima di Arzachena. I due tunisini arrestati saranno sentiti dalla gip Caterina Interlandi, assistiti dai difensori, Giuseppe Corda e Mauro Muzzu. Le presunte vittime hanno nominato come legali gli avvocati Antonello Desini e Daniela Peru.

E ad Arzachena la vicenda fa discutere. Arriva la presa di posizione del consigliere comunale Rino Cudoni, anche a nome dei colleghi Fabio Fresi e Francesca Pileri. Cudoni dice: «Il paese è profondamente scosso, il problema è che c’è una escalation di reati contro la persona e ad Arzachena manca una adeguata presenza dello Stato. Gli episodi sono stati diversi, ricordo anche un femminicidio (vittima una donna, madre di tre bambini) e altri fatti molto gravi. Siamo la seconda città della Gallura e abbiamo il Commissariato di Polizia ospitato in un ostello. Non si parla più della Tenenza dei Carabinieri e non abbiamo un comandante della Polizia Locale in pianta stabile. Si vuole presidiare così il nostro territorio? Arzachena merita attenzione e risposte sempre, non solo quando qui arrivano d’estate centinaia di miglia di persone. L’ultima vicenda è gravissima e non possiamo attendere oltre le risposte dello Stato».

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