Cartelloni e megafoni alla mano, come avevano promesso “se la situazione non fosse migliorata a breve”, studentesse e studenti dell’indirizzo Scienze Umane del Liceo Scientifico “L.Mossa” di Olbia, ospitato nei locali del Delta Center in Zona Industriale, stamattina hanno disertato le lezioni.

All’origine dello sciopero la messa in Dad di diverse classi a causa dell’inagibilità di 4 aule dovuta al posizionamento errato delle porte di emergenza.

Le soluzioni - creare un piano di emergenza alternativo o fare la turnazione fra tutte le classi, dalle seconde alle quarte  - non hanno convinto.

“Non è fattibile – dice Andrada Ratiu - Alla fine per metter una pezza saranno penalizzate ancora più classi”.

“Non accetteremo questa soluzione - afferma Marta Putzu - Scorretto ritornare in Dad, unica scuola in città, a pandemia finita. C’è chi ha vissuto molto male la dad e tornarci vuol dire affrontare quello stesso periodo”.

La protesta contro le lezioni a distanza è stata l’occasione per riportare sotto i riflettori anche le altre problematiche legate alla succursale. In primo luogo quella dei trasporti: pochi i bus che collegano la zona  ai quartieri olbiesi tanto che per arrivare  a casa occorre anche un’ora. “Per me che vengo da Budoni significa prendere due mezzi in più rispetto agli altri – aggiunge Asia Cera– e un abbonamento mensile che chi va in centrale si risparmia”.

La scuola attualmente conta 300 alunni; le classi inagibili proprio quelle “aggiunte” questa estate al fine di raggruppare in un unico Istituto tutti gli studenti di Scienze Umane. Un obiettivo già prestabilito, secondo i ragazzi, che lamentano di non essere stati presi in considerazione dalla maggioranza del corpo docente che non avrebbe esitato a votare per mandarli in succursale.

“La scuola ormai può considerarsi il “liceo” di Scienze Umane. Le classi sono più nuove, c’è parcheggio, quindi a molti insegnanti non dispiace stare qua – afferma Andrada- ma per noi non è stata una scelta. Dobbiamo cambiare sempre autobus, arriviamo sempre in ritardo e i ritardi non vengono giustificati”.

Bagni fuori servizio da inizio anno, un androne dove fare ricreazione, nessun campetto per attività di squadra anzi una palestra privata, in convenzione, che ha necessitato l’acquisto di scarpe ad hoc.

“Noi di quinta avevamo proposto di fare almeno il secondo quadrimestre in centrale – dice Asia -  ma la risposta è stata che avevano già votato. Di fatto ci sentiamo sempre isolati e in minoranza”. 

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