È il 27 marzo del 2004 quando sulla Sassari-Olbia va in scena una rapina quasi da film ai danni di un portavalori. Il bilancio è di una guardia giurata ferita e un bottino da migliaia di euro.

In azione entrano cinque banditi. Usano una tecnica già conosciuta: all’altezza del bivio di Monti c’è un trattore che blocca la carreggiata ed è presente un fuoristrada per evitare che il mezzo blindato faccia inversione. Questa volta però c’è una novità: i malviventi chiedono scusa per aver colpito il vigilante e concedono a un suo collega di chiamare il 118.

Il piano, emerge fin da subito, è stato preparato con cura, ognuno aveva un compito preciso. Chi stava sul trattore, chi sul Mitsubishi che seguiva il blindato, chi su un secondo fuoristrada pronto per la fuga, e due a fare da vedetta.

Il colpo comincia a mezzogiorno e 45 minuti: “il trattore – scrive L’Unione Sarda riportando la cronaca - sbuca dalla stradina laterale e si pianta in mezzo alla carreggiata, ostruendola. Sul portavalori si rendono conto della trappola, Luigi Desole, l’autista, pigia sul freno mentre si accorge del Pajero che lo affianca e lo stringe sulla destra. Succede tutto in pochissimi attimi. Il motore del blindato che all’urto con il guardrail si spegne, i colpi di kalashnikov. Sembra un film, invece è tutto vero, maledettamente vero. I vigilantes non hanno nessuna voglia di fare gli eroi, tra l’altro, Desole — uno di loro — è pure ferito. I banditi, in mimetica, passamontagna e armati di fucili mitragliatori, fanno scendere Enzo Foddai (anche lui seduto in cabina) e Gianfranco Marras (sistemato dietro l’abitacolo per controllare a vista il vano contenente il denaro) ai quali permettono di soccorrere il collega”.

Infine un rapinatore lancia un candelotto di gelatina innescato con un detonatore dentro il furgone.

Cassa svuotata. Quindi la fuga, non si sa nemmeno in quale direzione.

(Unioneonline/s.s.)

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