Foreste sarde in agonia, la Regione: «Scenario drammatico e allarmante»
La Giunta ammette l’emergenza. La diffusione del fungo-killer favorita dalla siccità e dal caldo record del 2023Per restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Sotto osservazione, ma non sotto controllo. Anzi: si parla di «scenario drammatico», di diffusione «allarmante» e di «necessita di provvedimenti urgenti» nella delibera della giunta regionale adottata ieri che stanzia - o meglio, reindirizza – i primi fondi per affrontare il fenomeno che sta distruggendo boschi e macchia mediterranea in numerose ed estese zone della Sardegna.
Nell’atto ufficiale, quindi, vengono abbandonati i toni quasi rassicuranti usati al termine della riunione del tavolo tecnico convocato martedì mattina, quando l’assessorato regionale all’Ambiente e i vertici delle aziende regionali avevano parlato di monitoraggio avviato da anni e di problema sotto osservazione.
La desolazione
Il dramma è noto. Alberi come querce e lecci (ma non solo) e altra vegetazione sono passati, nelle ultime settimane, da un sano colore verde al giallo-marrone. Il panorama di morte appare desolante a partire dal Sarrabus, in provincia di Cagliari, per salire in Ogliastra e fino alla Gallura. Con un’estensione sempre più larga che raggiunge anche ampie parti dell’Oristanese. La causa? La siccità, certo: nei settori orientali la pioggia è mancata per mesi e mesi. Ma l’aridità potrebbe aver favorito anche la diffusione di un agente patogeno, la phytophthora cinnamomi, che attacca le radici e uccide le piante, la cui diffusione appare essere dilagante. Per accertare se si tratti di fenomeni che si sono sommati, scatenando l’inizio di un disastro, la Regione per ora ha stanziato un milione e 150 mila euro. Soldi messi a correre per capire che succede. Quanto alle misure di contenimento: si vedrà.
La delibera
L’esordio della delibera è descrittivo: «Le cause del fenomeno di deperimento, già sotto osservazione del Tavolo tecnico da oltre un anno, sono probabilmente da addebitarsi al lungo periodo di siccità», originato «dalle esigue precipitazioni degli ultimi anni, e al susseguirsi di stagioni particolarmente calde, come l’estate 2023, che non hanno consentito una ripresa delle piante e le hanno rese particolarmente vulnerabili all’attacco di agenti patogeni, causando una diffusa moria in tutti i territori interessati». E fin qui pare tutto bene. Solo che nelle ultime settimane, anche a seguito delle denunce - su questo giornale e dalle campagne – è stata avviata un’attività di monitoraggio, condotta attraverso «l’analisi di immagini satellitari» e «con l’ausilio del drone e le indagini di campo». La conclusione è pesante: è emerso «uno scenario drammatico di moria per disseccamento delle piante su migliaia di ettari interessati dal fenomeno che si sta diffondendo in modo allarmante», si legge nella delibera, «e che necessita di provvedimenti urgenti per comprenderne le cause e mettere in atto i primi interventi di messa in sicurezza. L’aspetto più rilevante», prosegue l’atto, «è l’estensione, in termini sia di superficie interessata che di numero di piante colpite: da altre parti della Sardegna stanno arrivando i primi segnali di allarme». Insomma: la situazione è fuori controllo.
I primi fondi
Così ecco i soldi: stanziamenti che arrivano dopo quelli erogati negli anni scorsi che, a quanto pare, non hanno portato a grandi risultati. O magari sono le stesse voci di bilancio, ma rimodulate. Comunque: per le prime «attività di monitoraggio dell’estensione, delle cause e dell’intensità del fenomeno» vengono destinati 750mila euro (mezzo milione per quest’anno e il resto per il prossimo). In attesa di trovare altri fondi. Altri 400mila euro arrivano per «la attivazione di una Rete regionale per il monitoraggio fitosanitario delle foreste, quale infrastruttura permanente di controllo dello stato fitosanitario e supporto decisionale del tavolo tecnico». L’operazione è affidata ad Agris (Agenzia per la ricerca in agricoltura) e Forestas: gli stessi enti che sarebbero dovuti intervenire finora. Intanto, c’è chi aspetta la pioggia.
Enrico Fresu