Quasi duemilacinquecento residenti in più nell'arco di soli cinque anni: Sestu cresce e si trasforma in piccola città diventando uno dei centri più importanti in provincia di Cagliari per numero di abitanti. Erano 17.157 nel 2005, quando alle ultime elezioni vinse Aldo Pili; sono 19.649 oggi, quando ai blocchi di partenza si presentano il primo cittadino uscente e altri sei candidati tra centrodestra, centrosinistra, movimenti regionali e liste civiche. Numeri che rendono bene l'idea di una realtà in espansione e che punta - obiettivo del Puc approvato alcune settimane fa dopo 39 anni - ai 26 mila cittadini nell'arco dei prossimi dieci anni. Cioè delle due consiliature a venire partendo da quella che comincerà presumibilmente a metà giugno dopo il ballottaggio. Difficile infatti che la nuova Giunta possa uscire dalle urne il 30 e 31 maggio: troppi i concorrenti per sperare in una immediata conquista della maggioranza assoluta delle preferenze.

Vincerà chi riuscirà a conquistare i voti degli eliminati al primo turno: punto di partenza dei sette candidati non potranno non essere l'agricoltura (sono oltre un migliaio le aziende individuali e familiari nel paese) e il commercio (i grandi negozi sorti come funghi sulla 131 e il piccolo artigianato), mezzi trainanti di un'economia locale che oggi tuttavia appare in fase di declino. Eppure le aspettative un decennio fa erano altissime: «Le due più importanti cooperative ortofrutticole sarde sono a Sestu», aveva sottolineato lo stesso Michele Cossa, ex sindaco ed esponente dei Riformatori. In quel periodo l'ex Carlo Felice viveva un boom economico, in piacevole controtendenza rispetto al resto dell'Isola: centinaia di grandi e piccole aziende avevano scelto Sestu per insediare stabilimenti e punti vendita. Quasi subito però si era visto il rovescio della medaglia: marchi storici del commercio all'ingrosso avevano faticato a restare aperti e molte attività nel centro abitato erano state chiuse per cedere il passo a nuovi imprenditori forniti di denaro contante, i cinesi. «Daremo una maggiore spinta all'edilizia», disse allora Aldo Pili. Puntare su un altro settore fondamentale per la città così da equilibrare con nuovi investimenti la fuga degli imprenditori. L'espansione era già cominciata e Sestu, a un passo da aeroporto e capoluogo, sembrava poter essere il punto di approdo ideale di tanti interessi e dei giovani. Il rischio però è trasformarsi in un paese dormitorio e la decadenza economica non pare volersi arrestare.

CORTEXANDRA Il prossimo sindaco non potrà evitare di risolvere i problemi legati ai quartieri satellite Ateneo, Dedalo e Cortexandra. Quest'ultimo è un quadrilatero di alti palazzi completamente estranei all'arredo urbano della città e in cui alcuni appartamenti spesso vengono utilizzati come ufficio dalle prostitute. «Molti neanche hanno l'abitabilità», denuncia Maria Paola Careddu, da sette anni proprietaria di un'abitazione nel quartiere: «Mancano i nomi nelle strade oppure ce ne sono due per una sola». Scherzi di una burocrazia che si diverte a complicare la vita dei cittadini: «Siccome non sanno dove portare la posta», conferma Roberto Fanni, 43 anni, «dobbiamo andare all'ufficio centrale. Del resto nei documenti risultiamo tutti residenti in “località Cortexandra”. Non abbiamo nemmeno illuminazione». Scarsina anche la cura del verde: basta chiedere a quel pubblico ufficiale che due settimane fa ha portato il cane a fare una passeggiata e poco dopo è dovuto correre al Pronto soccorso per liberarsi delle zecche che gli si erano attaccate alle gambe. «Questi posti hanno creato disgregazione sociale», attacca Fabio Usala, il giovane candidato dell'Idv, e «tolto l'anima al paese», aggiunge Alberto Atzori della lista “Sestu per tutti”. «Siamo abbandonati, ci sono continui episodi di vandalismo», sostiene Maria Paola Careddu: «Qui si sta male e hanno voluto loro questa realtà».

ATENEO Le cose non vanno benissimo nemmeno nell'Ateneo e nel Dedalo, all'ingresso della città per chi arriva dal policlinico universitario di Monserrato. Il primo è composto da una cinquantina di costruzioni tra palazzine e villette a schiera. Era nato come «quartiere nel quale far entrare solo i residenti», spiega il vigile del fuoco Stefano Atzei, «ma la sbarra di ingresso non è stata piazzata». È il minimo, perché a sentire Maria Antonietta Mereu, collaboratrice domestica, addirittura «mancano i servizi». Le strade non sono state terminate e l'urbanizzazione è bloccata. «Stiamo messi male», conferma Susanna Melis, 44 anni, casalinga: «Ci era stata promessa una strada di collegamento interna alla città, invece nulla. Manca la pressione dell'acqua e la palestra delle scuole non è stata ultimata. Da poco un ragazzo è caduto in scooter facendosi male per colpa delle buche in strada. Era meglio quando governava Cossa». I parcheggi «sono pochi», aggiunge Atzei, «non ci sono parchi e i campi sportivi sono inutilizzati. Però questa amministrazione non ha lavorato male».

DEDALO Dedalo è un agglomerato di abitazioni che si affaccia su una strada inerpicata sulla collina: è tanto stretta che doveva essere a senso unico, invece «è ancora a doppio senso», fa sapere Giorgio Siddi, 57 anni, medico, primo ad arrivare nel quartiere dieci anni fa. «Due auto insieme non passano e i parcheggi sono inesistenti», aggiunge Giuseppe Corda, 38 anni, autista. Ma il problema più grosso si chiama telefono: «Qui non esiste», dice Sergio Ferrone, 67 anni, pensionato: «Pare che i tubi siano troppo stretti e i fili non passino». Inoltre «sino a quattro anni fa mancava del tutto l'illuminazione», sottolinea Siddi. Problemi che spingono Antonio Mura, candidato del Pdl, a parlare di un «paese allo sfascio» e il sindaco Pili a replicare: «Ateneo e Dedalo sono frutto di scelte fatte da precedenti amministrazioni. Noi abbiamo risolto i problemi con il completamento delle opere di urbanizzazione».

CENTRO Intanto il commercio in centro sta maluccio, azzannato dalla crisi economica e dai grossi centri commerciali della Statale 131. «Qui i clienti diminuiscono, il paese si svuota e chi non ha le spalle larghe chiude», conferma Antonio Manunza, 50 anni, della pizzeria Nuovo Fiore in via Gorizia: «Pili ha lavorato bene ma si può fare di più». La convinzione è che ormai «non ci sono le condizioni per lavorare tranquilli», afferma la commessa del supermercato Sisa in via Gorizia: «Sestu è un paese dormitorio, brutto e non curato. Si esce per lavorare, si torna per passarci la notte. Stiamo morendo, a livello commerciale». Colpa «di tutte le amministrazioni. Si dimenticano delle realtà concrete: che si mettano una mano sulla coscienza e vadano in giro a vivere come la gente». Del resto i politici «qua non si sono mai visti», ironizza Gabriella Ferru del negozio Sasch, secondo la quale «servirebbero più iniziative per incentivare la gente a venire in centro». Come accade nei grossi centri commerciali: «È per colpa loro se noi piccoli negozianti muoriamo», denuncia il macellaio Ignazio Meloni, «li ha voluti il Comune, ma si deve amministrare per il paese, non per i propri interessi».

IL VOTO La partita è aperta, c'è spazio per numerose alternative: centrodestra, centrosinistra, liste civiche e movimenti regionali, vecchie glorie della politica e giovani promesse. Tutti i programmi puntano sull'agroalimentare, sul commercio, sull'urbanizzazione. Ogni candidato ha i suoi obiettivi specifici. La parola ai cittadini.
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