Che il caos sulla decadenza della presidente (e dunque sul rischio di ritorno alle urne) possa essere legato anche alla poca chiarezza della legge elettorale sarda è ormai il convincimento di molti. Ma da ieri la complessità e la confusione della norme con cui si vota nell'Isola sono state certificate anche dal Consiglio di Stato, nella sentenza che ha respinto definitivamente il ricorso del candidato Pierluigi Saiu (Lega) nei confronti dell'eletto Pietro Maieli (Psd'Az).

«La normativa», si legge, «risulta formulata in termini involuti e confusi, spesso imprecisi e non omogenei», complicando le «numerose e mal coordinate fasi di calcolo dei "quozienti", dei "resti" e dei voti "residui"». Da qui l'auspicio «che nella propria autonomia, il legislatore regionale della Sardegna valuti, per il futuro, le opportune iniziative dirette a ridefinire una normativa lineare e di pronta applicazione».

Una volta messo mano alla legge si potrebbe anche chiarire, una volta per tutte, come deve essere recepita, in modo preciso, la disciplina sulle spese elettorali, pensata nel 1993 per i parlamentari.

Intanto è attesa per il deposito in Tribunale del ricorso della presidente della Regione, Alessandra Todde, contro l'ordinanza-ingiuzione con la quale il Collegio di garanzia elettorale della Corte d'appello ha ordinato la decadenza della governatrice per gravi irregolarità nel rendiconto su finanziamenti e spese sostenute in campagna elettorale.

I legali Benedetto e Stefano Ballero, Giuseppe Macciotta e Priamo Siotto ultimando le rifiniture: il deposito oggi per via telematica o al massimo lunedì.

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