In Sardegna una visita specialistica su tre “salta” a causa delle liste d’attesa e dei tanti problemi che affliggono il sistema sanitario nazionale.

Un primato negativo che l’Isola condivide con Valle d'Aosta, Calabria e Molise, secondo quanto riportato da un’analisi, realizzata da Salutequità, intitolata “Cure mancate e PDTA per la Cronicità”.

Il dossier evidenzia come, «nonostante il progressivo miglioramento della gestione del Covid-19 da parte del Servizio sanitario nazionale e lo stazionamento dal 2020 di circa un miliardo di euro per il recupero delle liste di attesa, l'attuale capacità del Sistema sanitario nazionale di garantire ai cittadini l'accesso alle prestazioni sanitarie è ancora inferiore al periodo pre-pandemico (2019) e con inaccettabili differenze tra le Regioni».

«A rimetterci – sottolinea Salutequità, sono anche le cure per i malati cronici», che nel 2022 in Sardegna hanno fatto registrare quasi il -37% rispetto al 2019.

«Il recupero e il governo delle liste di attesa rappresentano una priorità per cittadini e Servizio sanitario nazionale, sulla quale tutte le Regioni devono continuare a lavorare con molta attenzione», commenta Tonino Aceti, presidente Salutequità.

«Anche l'aderenza al trattamento farmacologico per le persone affette da cronicità – evidenzia inoltre il report – ha subito variazioni nel periodo pandemico. Il livello di alta aderenza è molto differenziato tra pazienti affetti da diverse patologie croniche: risulta più alta nelle persone con ipertensione, scompenso cardiaco (hanno alta aderenza oltre il 50%, 1 persona su 2) e si riduce progressivamente tra le persone con asma e BPCO (alta aderenza per meno di una persona su 4) e quelle con diabete (alta aderenza per meno di un paziente con diabete su 3)».

«La pandemia – conclude l’associazione - ha inoltre incrementato il numero di persone con bassa aderenza ai farmaci per scompenso cardiaco e ipertensione negli adulti over 45 e nel 2021 le distanze con i livelli del 2019 ancora non sono state recuperate: si è passati dal 17,7 al 18% nel 2021. Il numero dei basso-aderenti è presente specialmente al sud 19,3% e tra le donne (20,8% rispetto a 14,8 basso-aderenti uomini). Nel 2021 è stato recuperato lo 0,1% di basso aderenti rispetto al 2020 (dove la perdita era stata dello 0,4%)».

(Unioneonline/l.f.)

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