E’ una storia di affari d’alta quota. Tutti gestiti nel silenzio finanziario delle scalate pianificate nei salotti delle banche e nei palazzi della politica. Partite che si giocano nel sottobosco sconfinato del potere a tutti i costi, uno scacchiere di lobby e affari dove la Sardegna è chiamata a svolgere il ruolo più che modesto di comparsa. Ci sono uomini e donne, noti e meno noti, ruoli chiave e defilati, alcuni ambiziosi, altri burattinai dietro le quinte. In ballo, questa volta, non ci sono le cariche di un consiglio di amministrazione, tantomeno la spartizione politica di una società da sempre considerata un punto chiave del sistema economico regionale. Non si tratta di un semplice scalo aeroportuale, dove atterrano e decollano un pò di aerei o si incassano un pò di soldi dalla slot machine dei parcheggi. Lo scalo “intercontinentale” di Elmas, inaugurato come idroscalo nel 1937, con 9.748 passeggeri, sino ai 4 milioni e 748 mila del 2019, è molto di più di un semplice aeroporto.

Porta di casa

E’ la porta d’ingresso principale alla terra dei Nuraghi, il crocevia per connettere l’Isola di Sardegna con il resto del Paese e del mondo. Chi detiene il passepartout della struttura finisce per avere le chiavi d’accesso alla casa dei sardi. Il quesito è chiaro: l’aeroporto, costruito con tanti soldi pubblici, serve per garantire affari privati o deve svolgere un ruolo pubblico di servizio e di attrazione turistica, capace di creare sviluppo e occupazione? Far gestire un aeroporto in un’Isola a chi vuole fare affari e guadagnare a piene mani è un pò come affidare le chiavi di casa propria ad un estraneo che vuole guadagnare anche per farti entrare a casa tua. Una sorta di casello autostradale “volante” dove si decide se un turista o una compagnia aerea devono essere “spennati” da infinite tasse aeroportuali e oneri di gestione da mille e una notte.

Le chiavi dell’Isola

E’ per questo motivo che le mire affaristiche su questo “portone” d’accesso sono da sempre dietro l’angolo, pronte a farsi avanti al momento più propizio e conveniente. Questa volta, infatti, la gestione dell’aeroporto di Cagliari fa più gola di altre volte e le grandi manovre sono iniziate, sottotraccia e da lontano. Le mani sulla “Sardegna aeroportuale” si stanno materializzando sempre di più. Per lo scalo cagliaritano è stata scelta la strada più silenziosa. Gli atti e i documenti di cui siamo in possesso, però, sono più di un indizio per una vera e propria scalata. Un’operazione talmente riservata che solo i registri interni della società dell’aeroporto del sud Sardegna, la Sogaer, avevano vergato la più clamorosa modifica degli assetti societari. In un’assolata giornata di luglio scorso, esattamente il 19, con numero di protocollo Ca 33757, infatti, veniva depositato alla Camera di Commercio di Cagliari un nuovo assetto societario aeroportuale.

Il blitz

Tutto come prima, apparentemente. Salvo una modifica pesante. Il penultimo aggiornamento, pro forma, era stato quello del 16 giugno del 2020. I soci sono racchiusi in un file: domina la Camera di Commercio di Cagliari con il 94,353% di quote, seguita dalla Sfirs, la finanziaria regionale, con il 3,430%, il Banco di Sardegna con l’1,052% e la Regione Autonoma della Sardegna con lo 0,720%. Tra le apparenti quisquilie, però, sparisce un marchio storico dalla compagine societaria: lo 0,20% detenuto dalla principesca e dismessa compagnia Alisarda, nell’elenco soci della Camera di Commercio, non c’è più, o meglio sparisce dai registri. Risultava, però, sino a qualche giorno fa, come si vede nella foto, in primo piano tra gli azionisti, elencati uno per uno, nel sito ufficiale della Sogaer.

Shopping aereo

Da qualche notte, però, la società Alisarda, anche per il sito ufficiale, non risulta più titolare di quel microscopico 0,20%. E’ la conferma dell’operazione. Per la Camera di Commercio di Cagliari, infatti, la modifica c’è stata ed è sostanziale: c’è un nuovo socio, potente, abituato a “comprare” aeroporti in giro per la Sardegna e non solo. I documenti che pubblichiamo nella foto centrale sono la prova evidente che l’operazione sullo scacchiere volante del sud Sardegna è avviata.

L’atterraggio di F2i

Per la prima volta, infatti, entra nella compagine societaria uno dei fondi finanziari più potenti d’Italia, F2i. Non si tratta, come si potrà comprendere di un fatto limitato a quel modesto 0,20%. L’ingresso di questo nuovo socio è considerato da tutti gli osservatori più attenti non solo una modesta quota ereditata dall’acquisto da parte di F2i della società di gestione dell’aeroporto di Olbia. Dietro quel minuscolo 0,20%, valore di appena 27.154 euro, sull’intero capitale sociale di 13 milioni della Sogaer, si annida un vero e proprio colosso finanziario che già dal 2010, con un’offerta ufficiale, ma non vincolante, aveva tentato di avvinghiare lo scalo cagliaritano, senza riuscirci.

Ritenta

Questa volta, però, il fondo finanziario sembra essersi messo in posizione strategica per tentare la scalata che altre volte non gli era stata negata. E che il piano d’attacco sia stato tracciato lo dimostra il “vettore” societario con il quale F2i sta facendo le operazioni di shopping in Sardegna. Alla Camera di Commercio, questa volta di Milano, infatti, è stata registrata una costola della holding principale, una società dal nome vagamente latino, F2i Ligantia. Una compagine nata per acquisire dalla Regione, con un’operazione contestatissima, una quota rilevante e maggioritaria dell’aeroporto di Alghero. Ora, però, quella compagine con targa milanese, con la residenza a due passi dal Duomo, al numero uno della centralissima via San Prospero, ha “in pancia” tre “sole” partecipazioni, (come si vede nel documento a destra della foto). Guarda caso tutte società sarde, tutte e tre aeroportuali. Un castello societario tutto riconducibile alla capofila F2i, che risulta essere il socio principale di F2i Ligantia, con il 78,97% insieme al 15% di un altro fondo, il Global Infrastructure.

La tripletta

Il quadro, anche grafico, della società è eloquente: tutti e tre gli aeroporti sardi, le porte d’ingresso per la Sardegna, rientrano, con quote diverse, nel quadro d’insieme della società milanese che punta a gestire tutto il sistema aeroportuale sardo. Prima ha scalato l’aeroporto della Riviera del Corallo, intestandosi la maggioranza assoluta con il 71,24% di quote, poi ha messo in saccoccia il 79,79% dell’aeroporto di Olbia con la società F2i Smeralda e da fine luglio si è intestata lo 0,20% dell’aeroporto di Cagliari. Appare evidente, anche ai profani, che un colosso di questa portata non resterà con le mani in mano. E’ scontato che tenterà ogni possibile strada per portare sotto le proprie ali anche l’ultimo degli aeroporti rimasti “liberi” nello scenario aereo dell’Isola. L’obiettivo di sottomettere ad un monopolio milanese tutti gli scali sardi è tutt’altro che un semplice desiderio. E F2i, del resto, conosce i meccanismi delle scalate meglio di chiunque altro.

Le perdite da coprire

A partire dalla via più breve possibile, quella dell’aumento di capitale. L’aeroporto di Cagliari, infatti, è passato dai 5 milioni e 29mila euro di utile del 2019 a un meno 2 milioni 389 mila euro. Una perdita netta e secca da Covid che dovrà essere ripianata. L’Unione Europea ha già fatto sapere che contributi pubblici per sanare le perdite di un aeroporto gestito da un privato non avranno vita facile.

Non bruscolini

E del resto non si tratta di bruscolini. Per questa ragione si dovrà decidere da qui a breve quale strada perseguire per sanare il vulnus finanziario post pandemia. Gli analisti finanziari sanno che una delle ipotesi è quella dell’aumento di capitale. In questo caso si dovrà valutare se l’incremento del capitale sarà limitato alle perdite, due milioni e 389 mila euro, o se si oserà sino a coprire anche il mancato utile. In entrambi i casi non tutti avranno il cash per accettare l’aumento di capitale. Solo un soggetto, quello appena entrato con una delle quote più basse, potrà concorrere, senza limiti, all’eventuale ricapitalizzazione della società aeroportuale.

Scacco matto

F2i, infatti, potrebbe fare scacco matto, candidandosi, come soggetto con diritto di prelazione, in quanto detentore dello 0,20%, a ripianare tutti o una parte di quei sette milioni mancati all’appello nel solo 2020. In pratica, essendo il capitale azionario della società di 13 milioni, con un ripiano finanziario pari alle perdite, comunque non obbligatorio, la scalata alla maggioranza dell’aeroporto sarebbe cosa fatta. Con quattro soldi la porta della casa dei sardi sarebbe in mano loro. Molto più di uno scenario utopistico e fantasioso. Di certo ci sono le prime mosse ufficiali e documentate. Le grandi manovre intorno all’aeroporto di Cagliari sono iniziate, così come l’ipotesi holding apre uno scenario da non scartare, mettendo insieme tutti gli aeroporti sardi privatizzati, con qualche comparsa pubblica. Dietro le quinte, ma non troppo, si agitano donne ben introdotte, uomini consunti dal potere e imprenditori ben informati. Sulla scena tanti affari, in cielo e in terra, ma questo è un altro capitolo.

(1.continua)

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