Quel ragazzo in divisa da militare sembrava quasi uscito da una favola, agli occhi di una ragazzina di sedici anni. Quel ragazzo è diventato il mostro che ha trasformato, per vent'anni, in un inferno la vita della ragazzina diventata donna.

Francesca (il nome è di fantasia) è riuscita a rompere il muro della paura: dopo essersi rivolta a diversi legali, ha trovato in Anna Maria Busia, l'avvocato che le ha fatto vedere la luce in fondo al tunnel.

Adesso, a quarant'anni, si guarda indietro e cerca in che modo possa essere finita nella trappola di un mostro. "Non ho capito prima che tipo era? Ero una ragazzina, quel giovane in divisa mi aveva colpito. Ho iniziato a uscire con lui. Certo, era un po' taciturno ma niente lasciava prevedere quello che sarebbe accaduto in seguito".

Quattro anni di fidanzamento. E già durante la luna del miele si socchiudono le porte dell'inferno. "Eravamo a Tenerife, mi lasciava in camera e usciva da solo la notte". Un segnale seguito da altri: l'uomo cerca di allontanare sempre più la moglie dai genitori e dagli amici. E prende da solo qualunque decisione. "Diceva di non avere soldi e non faceva la spesa, mi nascondeva le chiavi della macchina. Ma, nel frattempo, si comprava un'auto nuova senza dirmi niente".

"Volevo una figlia a tutti i costi e ho pensato che un bambino lo avrebbe cambiato". Sogno che rischia di infrangersi nel verdetto degli esami medici: lei può avere figli solo con la procreazione assistita. Che, al quinto tentativo, funziona. "Mi ha lasciato sola sia quando venivo seguita al Microcitemico sia durante la gravidanza. E, anche dopo la nascita di nostra figlia fui costretta a dormire nel divano per stare vicina alla bimba mentre lui occupava il letto matrimoniale". Alla neonata, a 16 mesi, viene diagnosticato un tumore. "Siamo andati a Bologna, lui stava in giro tutta la notte e poi tornava in albergo. Anche quando la bambina è stata operata, lui non c'era. E non c'era neanche quando il radiologo ha annunciato che la bambina era sana".

Le cose non cambiano. Anzi, peggiorano. "Prima ha smesso di darmi soldi, ero costretta ad andare da mia madre per mangiare". Poi i soldi, miracolosamente, arrivano. "Ma me li dava solo dopo aver soddisfatto i suoi appetiti sessuali: tornava a casa, anche di notte, e mi obbligava a fare sesso. Subito dopo il parto avevo ancora i punti eppure mi ha costretto a un rapporto. Ovviamente i punti sono saltati".

Proprio nel corso di una di quelle violenze sessuali viene concepita la seconda figlia. "Evidentemente gli esami erano sbagliati". Le bimbe crescono. E crescono gli abusi. "Una volta mi ha rotto la spalla sbattendomi sulla porta". Lei parla di separazione. E iniziano le minacce. "Prima mi ha fatto trovare una corda annodata, dicendomi che si sarebbe suicidato. Poi ha promesso di farmi del male con un coltello o con la pistola". La misura è colma. "Mentre raccontavo queste cose a un'amica, è arrivato suo marito, carabiniere. Mi ha detto che sono vittima di una serie di reati e mi ha consigliato di andare in caserma". Dopo 16 anni, finisce il matrimonio. Ma, da 4 anni, nonostante una condanna per maltrattementi, la donna combatte ancora per l'affido dei figli.
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