«Quello che è accaduto domenica durante la partita Cagliari-Napoli è stato veramente spiacevole. Non avendo potuto acquistare l'abbonamento, ogni volta con mio marito cerchiamo di acquistare dei biglietti o in distinti oppure in promozione tipo quelli per l’ultima partita, ma non mi sarei mai aspettata di passare una serata così».

Inizia così la testimonianza di I.C.*, tifosa rossoblù presente alla sfida della Domus caratterizzata da momenti di altissima tensione e intemperanze tra le tifoserie che hanno determinato la sospensione della gara per alcuni minuti e anche multe e diffide da parte del giudice sportivo.

Ecco il racconto di quei concitati momenti, culminati in quelli che lei stessa chiama «dieci minuti di terrore».

«A inizio partita il settore ospiti ci ha lanciato acqua e bottiglie, per fortuna senza tappo. Più volte abbiamo chiesto che si intervenisse. Quei poveri steward non sapevano che fare, ci dicevano di stare calmi e che avevano avvisato la sicurezza. Era chiaro a tutti che la situazione stesse degenerando».

Ancora, continua I.C., «dopo il primo gol del Napoli hanno continuato, costringendo le famiglie con i bambini ad abbandonare le gradinate. Io ero ormai fradicia e infreddolita e ho chiamato io stessa il 112, perché non era più sopportabile. Oltre all’acqua arrivavano monetine, persino cicche di sigarette, un seggiolino, fino al lancio dei bengala e persino di un petardo».

«Sarebbe bastato un attimo per vedere gli ultras scavalcare l'inferriata e ci saremmo ritrovati queste persone assatanate in curva», prosegue la tifosa. E aggiunge: «Insomma abbiamo passato 10 minuti di terrore. Io ho dovuto soccorrere un signore al quale era arrivato presumibilmente un bengala in testa che lo ha ferito e per qualche minuto ha perso pure i sensi. E i bambini? È stato giusto che abbiano dovuto abbandonare lo stadio? Un bambino deve assistere a queste cose? Io stessa non ho più seguito la partita, volevo solo andarmene a casa».

(Unioneonline)

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