Prima il giudizio immediato, quindi la richiesta di patteggiamento, infine la scelta del rito abbreviato in accordo col suo avvocato Patrizio Rovelli. Il 37enne cagliaritano Emilio Pozzolo, protagonista del terrificante incidente stradale costato la vita, alle 16 dello scorso primo febbraio, al piccolo Daniele Ulver (travolto e ucciso a soli 15 mesi dallo scooter condotto dall’imputato mentre si trovava nel passeggino spinto dalla madre sulle strisce pedonali di via Cadello), si presenterà davanti alla giudice delle udienze preliminari Elisabetta Patrito il 14 ottobre per rispondere di omicidio stradale (secondo gli inquirenti si era messo alla guida in stato di alterazione psico fisica conseguente all’assunzione di sostanze stupefacenti, tesi contestata dalla difesa, forte di una sua consulenza) e omissione di soccorso, le accuse contestate dal pm Ginevra Grilletti.

Incidente e fuga

Quel giorno in base alla ricostruzione investigativa l’uomo aveva toccato i 70 chilometri orari (il limite è di 50), aveva superato le auto ferme davanti alle strisce pedonali proprio per far passare la mamma e il bambino, diretti al parco di Monte Claro, aveva invaso la corsia opposta e travolto il passeggino. «Lo scooter», aveva detto uno degli automobilisti, «ha sfiorato la mia macchina e oltrepassato la doppia striscia». Pozzolo, che andava verso via Is Mirrionis, secondo i testimoni aveva «colpito il passeggino facendolo esplodere in mille pezzi» e, raggiunto l’incrocio con via Pipia, aveva «fatto un’inversione, rallentato e dato uno sguardo all’area dell’incidente». Poi era scappato.

Davanti alla Polizia

Un’ora dopo, convinto dall’allora difensore Riccardo Floris a evitare un gesto estremo, aveva lasciato la sua abitazione in via Castelli, si era consegnato alla Polizia in viale Buoncammino e aveva fatto trovare lo scooter sotto i pilotis di un palazzo di via Codroipo a Tuvumannu. «Sono disperato. Non mi potrò mai dar pace» aveva detto ai comandanti di Stradale e Municipale ricordando l’accaduto: la fila delle auto, il sole che l’aveva accecato, il passeggino, il corpo del piccolo, la paura e la fuga.

«Sono morto con lui»

Poco dopo era stato arrestato dal gip Roberto Cau. Guidava lo scooter di un amico pur non avendo la patente sin dal 2017 per una vecchia condanna e c’era il rischio che potesse commettere altri reati simili. Poi la misura era stata attenuata. Non si era presentato all’interrogatorio col pm, limitandosi a dire al difensore di essere «morto con lui», cioè con la piccola vittima. Pozzolo è a sua volta padre di due bambini, la famiglia del bimbo si è affidata al legale Francesco Atzori. (an. m.)

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