In Italia solo un bambino su quattro con meno di 3 anni, il 24,7% del totale, ha accesso ai servizi educativi per la prima infanzia.

Una percentuale, pur in lieve aumento, ma ancora sotto il parametro del 33% fissato nel 2002 dall'Ue per il 2010.

È quanto emerge dall'ultimo report dell'Istat che giudica "ancora insufficiente" la dotazione di asili nido nel Paese. Dove però non mancano le eccezioni, come in Sardegna: qui la dotazione infrastrutturale è in netta controtendenza con il dato delle altre regioni del Sud facendo registrare una percentuale di dotazione di servizi comparabile alle realtà più virtuose del Centro-nord e pari al 27,9%.

L'obiettivo europeo del 33% è stato superato già da alcuni anni in Valle d'Aosta, nella Provincia Autonoma di Trento, in Emilia Romagna, Toscana e Umbria. In Abruzzo e in Molise i posti privati e pubblici nei servizi socio-educativi superano, invece, di poco il 21%; la Puglia ha superato appena il 15% e il minimo è rappresentato dall'8,6% della Campania.

In buona parte delle regioni, evidenzia ancora l'Istituto di statistica, è decisivo l'apporto delle strutture private per raggiungere valori di copertura prossimi all'obiettivo europeo, mentre solo in pochi casi il contributo più consistente proviene dai nidi e servizi integrativi pubblici.

In generale, il carico medio che deve sostenere una famiglia per il servizio di asilo nido, pari a 1.570 euro

nel 2015, è salito a 1.996 euro del 2017. I vincoli economici, sottolinea l'Istituto di statistica, spiegano "una parte non trascurabile" della mancata iscrizione all'asilo nido dei bambini: nel 2018 sono il 12,4% i

genitori di bambini di 0-2 anni non iscritti al nido che dichiarano di non averlo fatto perché i costi sono eccessivi.

(Unioneonline/v.l.)
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