Nell’esaminare l’appalto, le varianti e i lavori tramite i quali erano stati cambiati gli infissi esterni dell’ospedale Brotzu (9.673 metri quadrati in totale), il perito della Corte ha concluso sostenendo che «l’intervento» era «idoneo a realizzare gli obiettivi» (miglioramento energetico e architettonico, maggiore sicurezza), che il materiale aveva «caratteristiche prestazionali certamente migliori rispetto a quelle previste originariamente in contratto» e che la differenza finale nel costo fosse «di poco peso». Dunque la cifra sborsata era «congrua» rispetto «al valore stimato dell’opera» e, di conseguenza, nessun «danno» era stato causato alle casse pubbliche.

Così, bocciando una sentenza di primo grado «basata unicamente su una formale verifica degli atti relativi all’appalto» e definita «erronea e in palese contrasto» con i risultati delle indagini, la sezione centrale d’appello della Corte dei conti ribalta la decisione iniziale (aprile 2020) e cancella le condanne inflitte allora per «colpa grave» agli ingegneri Antonio Cucca, Bruno Giorgio Facen e Gianluca Borelli i quali all’epoca dei fatti (tra il 2003 e il 2009) rivestivano nell’Azienda ospedaliera il ruolo di dirigente dell’Ufficio tecnico, progettista e direttore dei lavori (Cucca), responsabile unico del procedimento (Facen) e collaudatore (Borelli, in carica dal giugno 2007). Cucca doveva versare all’Erario 550.475 euro, Facen 325.853, Borelli 90.047.

L’inchiesta contabile era stata avviata nel 2012 parallelamente a quella penale, terminata con l’archiviazione (risultavano non eseguiti interventi per 43mila euro, cifra marginale in considerazione della mole complessiva dell’appalto). Secondo le accuse, le opere erano state eseguite senza la dovuta perizia, a volte non erano state realizzate oppure erano state portate a termine con errori costati una maggiorazione nell’esborso. La Procura contabile sarda aveva contestato un danno di 4,9 milioni di euro ma la Corte aveva inflitto condanne a risarcimenti più bassi e tramutato in pignoramento il sequestro conservativo dei beni.

Gli incolpati hanno fatto ricorso con gli avvocati Antonio Nicolini, Massimo Delogu, Sergio Segneri, Rosanna Patta, Riccardo Caboni e ieri in Appello hanno ribaltato tutto: la condanna è diventata assoluzione.

(an. m.)

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