Buco milionario, il Cda della Sardegna Film Commission: «La Regione distribuisce soldi senza merito e abbandona l’ente»
Nota di fuoco dei consiglieri uscenti. E spunta anche il benservito a un dirigente che aveva criticato le decisioni della GiuntaPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Nelle casse della Fondazione Sardegna Film Commission c’è un buco da 1,3 milioni di euro «riconducibile alla precedente direzione. Non entriamo nel merito del perché si sia creato questo buco: spetterà ad altri soggetti valutare se chi dirigeva ha operato secondo il criterio del “buon padre di famiglia». Ma il governo di centrosinistra della Regione «pur avendo, con la manovra di agosto 2024 una cospicua somma da programmare (superiore ai 500 milioni di euro), non ha trovato le risorse da destinare a coprire quell’ammanco».
Sono rammaricati i consiglieri di amministrazione uscenti della Fondazione, Michela Pirrigheddu, Giorgio Ariu e Elisabetta Mocci: firmano un lungo documento nel quale biasimano la gestione della precedente direttrice ma attaccano anche la Giunta regionale guidata da Alessandra Todde. Spiegano che «nella legge che ha programmato ben 500 milioni di euro, sono tanti i beneficiari di “contributi a pioggia”, la cui logica non è certo la meritocrazia o il benessere dei sardi, anzi. Destinatari specifici e particolari, ben individuati, ben distanti dall’interesse pubblico e lontani anni luce da come dovrebbe essere speso il denaro pubblico».
Con rammarico e delusione, aggiungono, «prendiamo atto che né la presidente della Regione né l’assessore della Pubblica Istruzione, pur consapevoli della gravità della situazione e della necessità di porvi rimedio in via immediata, hanno voluto ricevere, neanche una volta, l’attuale CdA, nonostante le diverse lettere inviate con cui era stato chiesto un incontro».
Addirittura il 24 luglio, con delibera di Giunta, era stato nominato un nuovo Cda: un provvedimento che nei giorni scorsi è stato corretto, perché prevedeva degli incarichi che non potevano essere conferiti. L’esecutivo regionale aveva indicato il nome della nuova presidente (nomina di competenza del Cda) e aveva indicato nel Consiglio una donna che era incompatibile con il ruolo. Un pasticcio (a cui si aggiunge una tempistica sbagliata: il Cda sarebbe dovuto rimanere in carica fino a 180 giorno dopo l’insediamento del nuovo Consiglio regionale) sul quale aveva avuto da ridire anche il dirigente dell’assessorato, Renato Serra, che nella Fondazione era consigliere generale: a fine luglio aveva segnalato le criticità del provvedimento (che infatti poi è stato rivisto) e, per tutta risposta, è stato sostituito. Illegittimamente: anche sulla revoca del suo incarico aveva scritto all’assessora Ilaria Portas, spiegando che lui sarebbe dovuto rimanere fino al centottantesimo giorno successivo all’insediamento del Consiglio regionale. «È palese», aveva sostenuto Serra, «che il decreto sia viziato da illegittimità e, come tale, annullabile. Auspico che, nel rispetto delle norme vigenti, concordi sull’inopportunità di voler mantenere in essere un atto illegittimo e che disponga la revoca dello stesso, in autotutela».
Portas non è tornata indietro. E ieri è arrivato anche il siluro del Cda uscente, che parla di atteggiamento di «intimidazione» da parte dell’assessora, che aveva imposto di attenersi solo alla ordinaria amministrazione.
Enrico Fresu